Le emozionanti lezioni di guida di Bernie Kirishiki

[Attenzione: se dovete imparare a guidare probabilmente vi incasinerete ancora di più, ma tanto ripensandoci vi incasinereste ugualmente, quindi leggete dai]

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Dicono che Bernie Kirishiki, dopo il glorioso conseguimento del foglio rosa ( Qui potrete leggere la sua gloriosa impresa ) stia apprendendo la mistica arte della guida.
In quei momenti quando il cielo si oscura, le madri apprensive richiamano in casa i bambini e abbassano le tapparelle, i mariti rimangono in allerta, i cani fiutano il pericolo e i gatti continuano a pulirsi a leccatine e ad attraversare la strada come se nulla fosse perché tanto sono gatti: Bernie Kirishiki sta iniziando la sua lezione periodica di guida.
Dopo aver firmato la presenza alla mistica autoscuola, diventata dapprima oggetto di numerosissime iscrizioni poi vero e proprio luogo di culto dove tutti i patentandi si recano manco fosse La Mecca (perché se sono passata io all’esame vuol dire che forze divine e mistiche in quel luogo regnano incontrastate) attendo il mio turno sfogliando una rivista che 99 su 100 è Gente Motori, perché c’è sempre un altro stronzo arriva sempre prima di me e si fotte la rivista migliore.
Arrivato il mio turno, dopo aver scambiato un rapido sguardo con il mio insegnante, uno sguardo di pathos, carico di tensione drammatica mi dirigo verso la Fiat Panda bianca sul margine della strada appena fuori l’Autoscuola.
E li si svolge il dramma collettivo.
Devo regolare sempre il sedile, perché fosse mai che prima di me c’è un patentando con misure normali. O è un puffo e quindi devo prima comprimermi per entrare nel posto del guidatore o è Michael Jordan e sono lontana anni luce dal volante.
Regolato il sedile, è il momento della cintura: la sicurezza innanzitutto.
Ho sempre molta ansia quando qualcuno non mette le cinture di sicurezza, perché ho guardato quelle pubblicità progresso che hanno messo su internet e dovrebbero sensibilizzare le persone sugli incidenti stradali, ma io ne sono rimasta traumatizzata per la vita (se le volete vedere sono qui, ma guardatelo alla fine o piangerete per tutto il giorno; fate conto che io piango durante le pubblicità della Mulino Bianco, queste cose mi devastano interiormente)
Poi tocca agli specchietti, ovviamente il guidatore di prima deve mettere i polpastrelli sullo specchio, quindi ci lascia le ditate. Giustamente.
Accendo il motore, metto in prima, alzo il freno a mano.
Il mio istruttore mette il cd di Vasco.
Attimi di tensione omicida verso il mio istruttore.
L’istruttore dopo un’occhiata interrogativa capisce il mio disagio e toglie il cd di Vasco e si limita ad accendere la radio.
Cosa danno alla radio? Vasco.
Dopo aver lanciato numerose imprecazioni nella mia testa, abbasso la freccia a sinistra perché devo immettermi nella circolazione, controllo se arriva qualcuno e normalmente arrivano tutti in massa, come se aspettassero me.
Aspetto cinque minuti il momento buono per entrare in strada. (Da sottolineare il momento tragicomico quando la strada sembra sgombra e ti appresti a partire ma arriva l’ennesimo stronzo e devi aspettare ancora).
Mi immetto finalmente nella circolazione che intanto è finita la canzone di Vasco, mi girano già le balle e mettono Call Me Maybe. In quei momenti vorrei accostare, strappare la radio e buttarla fuori dal finestrino, ma mi controllo. In genere esprimo il mio disappunto in gesti codificati, come il grattarmi la mano, il tamburellare le dita o anche il sospirare, perché da figlia di un padre che tira accidenti a destra e a manca, mi stanco ogni volta a sentire urlare epiteti come “Razza di deficienteeee!” “Cretinoooooooo” “Brutta culona rincoglionitaaa”, anche se li penso.
Nella mia città la gente (io compresa eh) guida come se fosse un branco di rinoceronti morenti e drogati. (Se pensavate che a Napoli guidassero male… no, ok forse non come a Napoli ma poco ci manca eh)
Comunque dopo una discreta partenza mi ritrovo davanti la più temuta categoria di guidatore: il vecchietto rincoglionito.
Il vecchietto rincoglionito è quello che vedi in autoscuola che vuole rinnovare la patente anche se ha almeno un secolo. Il vecchietto rincoglionito è quello che va a due all’ora e a volte si ferma anche se il semaforo è verde perché pensa che arrivi il giallo, quindi aspetta che arrivi il giallo e il rosso ( a volte per poi partire quando non è ancora verde). Il vecchietto rincoglionito crea le code, ovunque. Il vecchietto rincoglionito è quello che se gli mandi un accidente (“Ma vaffanculoooo”) ti risponde con un saluto, tanto mica si accorge che lo stai mandando a quel paese perché danneggia tutta la circolazione, ma crede che tu lo stia salutando, appunto è rincoglionito.
Insomma, guidare subito dopo il vecchietto rincoglionito è un’agonia:
Primo: perché è tutto un frizione-freno, non ho il tempo di cambiare la seconda marcia che devo fermarmi e restare in prima per ripartire, il che con allo stereo Nicki Minaj fa salire la tensione mortale.
Secondo: perché il resto della gente non vede che davanti c’è il vecchietto rincoglionito, ma notano invece l’auto che guido, ovvero quella dell’Autoscuola, quindi automaticamente la colpa di tutto è mia (rientro nella triste categoria dei Patentandi Poracci).
A un certo punto c’è l’incrocio, il vecchietto mette la freccia a sinistra e io sono tutta contenta perché devo andare a destra.
Il vecchietto gira a destra.
Sospiro. Il che, secondo il linguaggio codificato del guidatore significa:
” ALLORA CHE DIAMINE METTI LA FRECCIA A SINISTRA, COGLIONE “
Dopo qualche centinaia di metri il vecchietto si leva dalle balle parcheggiando nel parcheggio del supermercato, dove creerà nuove code alle casse, nuovi disagi e nuove rogne, ma tanto non mi interessa perché non devo andare al supermercato e sopratutto vado all’Esselunga e non alla Coop (pappappero).
Tutto sembra prendere il verso giusto, la musica è sempre una merda, ma non ci si può fare niente.
Ad un certo punto subentra un’altra categoria temuta: la stronza che non sa guidare.
Si, okay, io sono una stronza e non so guidare, ma la stronza che non sa guidare è proprio una categoria a parte. Generalmente si tratta di una mamma che va a prendere a scuola i figli o di una tizia che è al cellulare. Spesso è vecchia ma si veste come una sedicenne, perché pensa che la gente non si accorga della sua età effettiva (e in effetti tutti le danno sempre 5 o 6 anni in più di quelli che ha).
Mi immetto nella rotonda, tranquillissima, ho la precedenza. Improvvisamente sfreccia la stronza, che è dietro di me, sale sul salvagente e mi supera. Io la guardo, lei mi guarda e fa “stai attenta deficiente” e appena apro bocca (neanche per protestare, proprio per lo stupore) mi manda a quel paese. E così fa durante tutto il tragitto quando le sono dietro.
L’istruttore, con atteggiamento stoico mi invita ad ignorare quella “grandissima figlia di buonadonna” e io mi limito ad annuire e tamburellare leggermente le dita sul volante che equivale a:
” Spero che qualcuno ti tamponi, stronza. “
La guida ormai procede tranquilla, tranne leggeri ed educati commenti verso la donna di prima e dopo uno straordinario duetto mio e dell’istruttore con “Certe Notti”.
Andando in una vietta un po’ in periferia, fra i campi trovo davanti una signora a piedi. Rallento con calma, aspettando che si sposti dal centro della carreggiata. Ma lei è sempre li, che cammina con calma. Allora sfanalo leggermente per dire: “ehi signora, mi lascia passare?”. Ma lei è ancora lì. C’è un po’ di tensione.
Allora indugio con un lieve colpo di clacson, mi affaccio dal finestrino e faccio timidamente “Scusi, gentilmente…”. La signora si gira violentemente, urla qualcosa come “MA COME TI PERMETTI” e sventola l’ombrello verso di noi. Mentre si avvicina con velocità minacciosa e inconsueta, sempre sventolando lo strumento di morte (l’ombrello) io e il signor Istruttore conosciamo momenti di pura paura, perché negli occhi di quella signora un po’ attempata leggiamo puro odio e sentimenti omicidi.
Ho davvero creduto che volesse uccidermi.
Il mio istruttore preme l’acceleratore e la sorpassa, e continua a far muovere l’auto finché non siamo sempre almeno una centinaia di metri distanti dalla signora, che continua a muoversi minacciosa verso di noi.
Nel panico, riavvio il motore e torno in autoscuola.
Mentre parcheggiavo sul margine della strada, ci è venuto il dubbio che la signora avesse potuto leggere il nome dell’autoscuola e adesso fosse sulle nostre traccie. Lo sguardo del mio istruttore si è riempito di cupo terrore e siamo caduti nel silenzio.
Se succede qualcosa, se MI succede qualcosa è colpa di quella vecchietta.
Vuole uccidermi.
Io vi ho voluto bene.

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Confessioni di una che c’avrebbe fame ma è a dieta lo stesso


Io ne ho bisogno. Anche se non siete carini con me, non mi offendo davvero, riconosco il mio essere una chiattona. E’ stata una mia scelta passata, non è stato facile resistere al gusto della pastasciutta e dei tordelli, ma adesso l’ho superata.
Non dico che ero “in carne” come fanno le fashion blogger oversize che si mettono magliette attillatissime e jeans a vita bassa provocando cecità e traumi risolvibili solo con almeno due anni di sedute da psicologo setuttovabene, è che ero chiattona, punto.
Lo sono ancora un pochino, ma recentemente ho deciso di dare una svolta alla mia vita, riassumibile in poche paroline, ovvero: muovere-il-culo.
L’ispirazione è stata successiva all’intervento provvidenziale (roba che manco Manzoni) che mi ha fatto ammalare di mononucleosi. Stavo in stato semi comatoso e parlavo come Maria De Filippi per le tonsille che erano grosse quanto due palle da golf, ma non riuscendo a mangiare ho perso molto peso. Riabilitata, ho deciso di mettermi a dieta e di provare a raggiungere un peso decente e di uscire dal mio status sociale di Omino Michelin.
So che il mio peso ora è più o meno normale e so che ho un rapporto un po’ ossessivo con il cibo da sempre, ma arrivo al punto, al problema, al nocciolo della questione: nel mio frigo c’è una confezione di Kinder Pinguì.
Ho aperto lo sportello del frigo per prendermi un bicchiere d’acqua perché avevo sete e li vedo lì, dalla bontà celestiale.
Il mio cuore mi dice di non cedere, il mio animo deve rimanere saldo sui suoi principi e sui suoi obiettivi, ma la mano si stava già allungando per afferrare quei piccoli rettangoli dalla bontà diabolica, che secondo me solo Satana può aver inventato le merendine ed ora si scoprirà pure che Giovanni Ferrero è la reincarnazione del demonio in persona.
Insomma, combattuta trovo nel mio spirito la forza di andare avanti, di chiudere lo sportello del frigo, tipo Gesù tentato nel deserto.
Con calma e fermezza sono tornata al computer.
Ma c’è un problema.
Non ho preso l’acqua. Ho richiuso il frigo.
Ho sete.
Oddio, cosa faccio.
Aiuto.

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Crudelia docet

Scrivere post dal cellulare è un’agonia quindi mi limiterò a dire che:
– La mia vita da teenager sfigata è un inferno, ogni giorno sono tentata di bere varichina, farmi fuori una scatola di sonniferi per elefanti, poi buttarmi da un dirupo dopo essermi accoltellata 23 volte, per poi spararmi mentre cado nel vuoto.
– Una parte di me dice che mi devo vergognare perché il mio culo è quasi grasso quanto quello di Nicki Minaji, una parte di me è tentata, un po’ per rabbia e un po’ per piena tempesta ormonale, di aprire la dispensa e farmi fuori tutti i pan di stelle, i tegolini e i pan&ciok. Con brutalità.
– Il mio cuore di fanciulla duole perché non potrò andare al concerto dei Muse causa maturità e quindi dovrà ancora passare molto tempo prima che Matthew Bellamy mi dichiari il suo
amore, che comunque non potrebbe funzionare perché ho Fuffi.
– Vorrei andare in bei posti, Londra, Parigi, ma se ho culo questo finesettimana vado vicino Camporgiano. (Vida Loca)
– Certi atteggiamenti mi fanno venir voglia di essere Harry Potter. Non perché è un mago, non perché sconfigge un supercattivo, non perché vive un sacco di avventure. Perché è orfano.
– La mia mancanza di fotogenicità nelle foto è disarmante.
Ho scoperto che ad alcuni uomini vengono le mestruazioni. Al cervello.
– Non ho soldi. Si, in ogni caso li spenderei per cazzate. Ma non mi importa.
– Sabato scioperate perfavore.
– Mi girano i cosiddetti, anche se non li possiedo, mi sento così cattiva e amareggiata che ho voglia di mangiare bambini, squartare coniglietti e scuoiare 101 cuccioli di dalmata per farci una pelliccia. Crudelia docet.

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Meglio tardi che mai – Lucca Comics & Games 2012


Sono una di quelle persone che viene mandata a cagare perché abita dove torna comodo, almeno in determinati periodi dell’anno.
Pensiamo alle Directioners del sud che mandano a cagare le Directioners del nord, perché le date del concerto sono tutte polentone.
Ecco, io vengo puntualmente mandata a cagare tutti gli anni per il Lucca Comics & Games.
(Beh, okay, dai  non solo per questo.)
A nessuno dei miei amici, dei miei followers o di voi perfetti sconosciuti che avete trovato questo blog cercando “tette” o “harry styles nudo foto” (tanto non le trovate), interesserà mai la gloriosa sagra del Tordello, ma quasi tutti conoscete il Lucca Comics, magari anche solo per sentito dire.
(Io vi consiglio anche la sagra del Tordello però.)
Ufficialmente il Lucca Comics è la Mecca per chi è interessato all’animazione giapponese, ai videogames, alla cultura orientale etc. Almeno una volta nella vita, anche se delle sopracitate cose non ve ne può che fregare un’emerita minchia, va visitato, anche solo per la percentuale di trash che si può trovare (appunto girare per le strade della città nel periodo della fiera è amore puro infinito).
Vado al Lucca da quando non c’erano ancora i vari cosplay di Naruto, di Bleach e gli L da Death Note con magliajeanseleccalecca, quindi mi ritengo una veterana e ogni anno lo passo un po’ uguale e un po’ diverso agli altri.
Generalmente parto sempre con l’idea “questo Lucca mi faccio i cazzi miei”.
Che poi alla fine non ci riesco mai è un’altro paio di maniche e alla fine dai, ammettiamolo una volta per tutte: un Lucca senza amici è una rottura infinita.
Penso che il segreto di questi giorni sia proprio lo stesso che può avere il Natale: vedi persone che non abitano vicino e normalmente non incontreresti mai. Per quei quattro giorni li vedi, ci parli, ci scherzi. E’ come fare parte di una grande famiglia, anche con gente che magari conosci solo da qualche ora. E’ una bella sensazione.
Alla fine pure le persone asociali e sgradevoli come me, riescono a trovarsi in buona compagnia, a passare delle belle giornate, a ridere e raccontarsi tutto quello che non ci si racconta in un anno, perché parlare con gli occhi non è una cosa che si può fare attraverso uno schermo del pc.
Vedendo gli stati di facebook, questo è stato un Lucca malinconico per tutti, sarà la crisi, sarà che faceva freddo, sarà che ero in piena crisi ormonale, questa edizione ha mancato di quel “brio” che aveva invece caratterizzato la scorsa edizione.
Ci sono state incomprensioni varie, ritardi, fame, soldi che non c’erano, i soliti coglioni che ti lasciano un volantino e poi ti inseguono minacciosi chiedendoti soldi, la linea della 3 che non prende a casa mia e figuriamoci se prende con tremila cristiani che tentano di telefonare da quel buco che è Lucca etc.
Poi c’è stato il fatto che questo è stato il Lucca dell’autostima (ironicamente parlando): su 4 costumi, l’unico che ritenevo che mi stava bene era quello della domenica, quindi paranoie su paranoie.
Alla fine la pioggia che ci ha terrorizzato, non c’è stata (se non qualche goccia giusto giovedì e domenica). Quindi diciamo che meteorologicamente parlando è stata un’edizione accettabile.
Meno accettabile il prezzo del biglietto e della roba (cinesissima e spesso trash) che cercano di venderti in fiera, ma tanto ero così barbona da non poter nemmeno permettermi di immaginare di comprare qualcosa.
Come edizione è stata abbastanza stancante, per il fatto che come dissi ero molto in ritardo con i miei costumi ed ero anche parecchio demotivata, quindi la mia faccia dopo un giorno di fiera era tipo così:

[Notare la presenza del pigiama con i gatti obesi e della mia barbonaggine infinita, oltre alla cellulite della prima foto. Il trash non basta mai. ]
E poi beh c’è stato l’abbraccio del buon viaggio, Lucca è finito, ci vediamo l’anno prossimo (e forse anche prima, però alla sagra del Tordello!)

Ringrazio:
– L’ordine dei nomi è un po’ tirato a caso e potrei dimenticarmi di qualcuno-
Fuffi, Roberta, chiru, Maruko, Maddo, Francesca B., Francesca N., Liliana, Carlotta, Denise, Pippo, Igor, Silvia, Ayu, Micchi, Giovanni, Leonardo, Alessandro, Lù, Marco, Eleonora, Giacchan, Ai, Claudia, Sara, Hina e Mario, Sabba, Caterina, Claudia, Cristiano, Martina, Andrea, Sekai, Teo, Enrico, Martina e Giulia, Clara, Alberto, Nicola, Yoite, Puchiko, Marcella, Sofia, Erika, Garny, Riccardo e Francesco, Maurizio, Jessica, Serena, Jessica, Greta, Manuele, Alice, Ada.
Un ringraziamento ai gruppi che ho avuto tutti i giorni: mi insegnate tutti gli anni che il cosplay non è una gara a chi ha la parrucca più bella, ma una cosa che si deve vivere insieme e con gioia.
Ringrazio i fotografi gentilissimi, dagli artisti dell’obbiettivo (che con talento e taaaanta pazienza hanno avuto a che fare con un caso umano come la sottoscritta) alle bambine che mi chiedevano una foto con un sorrisone.
Anche se l’ho già citata, ringrazio di nuovo Seles, un’angelo, che mi ha fatto in tempo record uno dei costumi che è diventato in poco tempo il mio preferito, sacrificando il suo tempo tempo e faticando. Non ti ringrazierò mai abbastanza. ♥
Grazie a chi mi ha riconosciuta, non solo per il personaggio che interpretavo o perché mi aveva tra gli amici su facebook, ma per il blog e grazie a quella ragazza che mi ha chiesto l’autografo domenica che non mi ricordo chi sei ma mi sono gasata tantissimo.
Mi dispiace solo per chi non sono riuscita a vedere o abbracciare questa edizione: purtroppo il tempo a disposizione alla fine è sempre troppo poco e il caos della fiera non aiuta, ma ci rifaremo l’anno prossimo!
Ciao ciao a tutti!

Pubblicato in 18 anni, 2012 | Contrassegnato , , , , , | 1 commento

“Il Lunedì trash”: Un normale lunedì trash

Il mio supersexy pigiama con i gatti obesi.

Una cosa che odio di WordPress è che appena scrivo il titolo del post, mi genera subito il link del post con il titolo che ho appena messo. La cosa mi crea una tale ansia e un tale malessere che non mi permette di vivere in modo sereno la mia relazione con il mio blog.
(Ecco perché ogni volta che scrivo i post ho sempre angoscia, non solo perché 9 volte su 9 sparo boiate colossali)
Siccome non sono una persona molto normale e non mi va di cambiare il link successivamente, smatto e invento un titolo completamente a caso, un po’ come è successo ai nomi dei panini del Mc Donald.
Quindi questo sarà un normale lunedì trash.
L’ho deciso adesso.
Ma perché sto parlando di questo?

♣ Il mio ragazzo (voglio salutarlo perché oggi è il nostro mesiversario, gli voglio bene anche se non gli ho fatto il tipico slideshow su youtube con sotto una canzone di Vasco) mi ha consigliato qualcosina da mettere nella rubrica del trash di oggi.
Non vergognatevi di scoppiare a piangere durante la contemplazione di ciò, vi assicuro che è una reazione perfettamente naturale.

E’ molto triste, si.

♦ Ma adesso torniamo al trash! Ecco a voi una raccolta di cose pessime e di dubbio gusto che ho trovato in questi giorni. Perché vi voglio tanto bene (no).

Ed ecco il nostro florido Buddy che tra lasagne fatte con le cotolette con patatine e una sac à poche scrive un bel libro scontato al 15% con le ricette della “MIA FAMIGLIA” esprime con orgoglio lo spirito del paese della pizza, del pulcino pio e della Minetti pensionata. Bravo Buddy.

La nostra algida Carla Gozzi, che dopo aver ripudiato il cattivo gusto come un Papa controriformista-post-concilio-di-Trento, nella trasmissione “Ma come ti vesti?”, adesso lo predica e lo impone nella sua nuova trasmissione “Il Guardaroba Perfetto”, proponendo accozzaglie di abbinamenti poco probabili tra elementi di abbigliamento già poco probabili da soli, ad anonime e scialbe ragazze che a fine trasmissione cercano di fare un sorriso ma hanno la faccia tipo “ma chi cazzo me l’ha fatto fare….”. No.
Carla ti adoro, ma torna come prima.
Smetti di riordinare armadi, torna alle bollicine.

Credo che Clio sia la makeup artist più simpatica e anche talentuosa fra le makeup artist nostrane in circolazione su youtube. E’ spontanea ed alcune volte mette tenerezza. Ma certe cose no. CLIO CON LA FACCIONA COPERTA DI CREMA COSI’. CLIO IN TV CON I VESTITI ASSURDI DEL COSTUMISTA  DISTURBATO. NO.
Clio, ascoltami, no. Basta. Ribellati. Non posso più vederti così. No.

Prima di tutto:
MA CHI SEI.
Poi, ci credo che hai una relazione particolare con gli uomini etero se sei conciata male così, nonostante sei posizionata tutta in modo strategico per far vedere le tette (ehy sono una donna anche io).
Magari i gay che conosci non sono nemmeno gay ma te lo dicono per istinto di sopravvivenza.

Loro ovviamente non possono mancare, mi perseguitano.
E devo dire che fanno un po’ impressione qui.
Per tutte le fans: vvb.

Non era trash, ma era carino.


Per fare certe cose insomma, occorre la scienza infusa.
Voglio fare un manuale per schiacciare noci con uno schiaccianoci. O per dormire con un letto. O per scrivere con una penn- no, così vado già troppo sul complicato.

Ovviamente i “50 sfumature” all’Esselunga non possono mancare.
Per tutta risposta:



Barbara ti prego, pietà.

Ma il mio giro alla Mondadori non è finito qui.
Ho trovato particolarmente edificante il mio giro al reparto bambini, perché ha letture interessanti e sopratutto culturalmente valide.

“Il mio primo Galateo” si è dimostrata una lettura impegnativa fin dalle prime pagine.
Tratta infatti di concetti complessi e delicati come il divorzio dei genitori, la morte, il convivere con gli altri.


I bambini vengono addestrati rigorosamente (tutte cose che non faccio).


Questo pezzo era triste. Ma mai quanto…

Tuttavia mi vengono perplessità quando al paragrafo “FAMIGLIE DIVERSE” compaiono rispettivamente:
– Genitori sposati
– Genitori non sposati
– Madre abbandonata dal marito con una figlia a carico (che fa tanto fanfiction su Justin Bieber)
– Padre con figlio, la mamma è morta (altra tema usuale nelle fanfiction).
Però, come ho già detto, rimango perplessa.
E i bambini che sono nati da due mamme?
E i bambini che sono nati da due papà?
E i bambini che sono nati da Darth Vader?
E le famiglie senza bambini?
E i bambini senza mamma e papà?
E i bambini portati dalla cicogna?

Insomma, non bisognerebbe tralasciare argomenti tanto delicati.
Nota di merito invece a:


Del quale farò una recensione critica e dettagliata nei prossimi post.

Adesso mi sono stancata di scrivere, quindi mi farò un thè.
Addio. 

(Continuando la mia vita deprimente, c’è stato anche il Lucca Comics, ne dovevo parlare ma mi pesava troppo il didietro quindi continuerò a procrastinare fino a Natale. )
(Ed ecco a voi una bella foto del mio foglio rosa:

Vi conviene chiudervi in casa per il resto dei vostri giorni perché dire che sono un pericolo pubblico è riduttivo. )

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B Per Berndetta


Sono tornata. Più potente. Più forte. Più cattiva di prima.
Ed ho anche il foglio rosa!
Si, perché proprio stamattina ho dato l’esame teorico per la patente B. E indovinate?
L’ho passato trionfalmente. Ovviamente, non c’è da stupirsi, è un risultato del tutto scontato per una mente brillante come la mia, ma adesso vi racconto.
Ovviamente il giorno prima lo passo a prepararmi in modo figo, guardando The Walking Dead, cazzeggiando e facendo qualche test su internet, che quando passo con meno di 5 errori si congratula mettendo una simpatica foto del mio sosia:

Oggi giorno dell’esame. Mi sveglio in un orario che dovrebbe essere illegale per quanto è crudele (voglio dire non è possibile svegliarsi alle 5 di mattina), mi butto dal letto rotolando, perché non ho le forze per alzarmi sulle braccia quando c’è ancora il lettino caldo che sembra prendere voce e dirti: “Dai resta ancora un po’ con me… anche tu vuoi questo, lo sai”
E io: “Nnnnggggnno letto, lo sai che ti amo, ma devo fare l’esame oggi”
Quindi mi sono gettata sul pavimento, performance seguita immediatamente da un “ahi”.
Il pavimento era molto freddo, della serie intorno a me c’erano i pinguini e la Carolina Kostner, quindi dopo l’ “ahi” si sono susseguite varie imprecazioni più o meno colorite. Fuori dalla finestra il buio assoluto, ma la cosa era del tutto comprensibile visto l’orario bastardo.
Trascinandomi per qualche metro, nonostante il freddo polare e il buio ho raggiunto la cucina e fatto la mia colazione da adulta con un Fruttolo alla banana.
Mi sono lavata i denti in modo adulto con il dentifricio alla fragola che ha un buon sapore.
Mi sono vestita con le prime cose che ho trovato, che sembrano o rubate del furgone della caritas o mi stanno 20 volte perché quando li ho comprati ero ancora più balena di quello che sono ora e mi sono truccata il minimo perché i bambini non piangessero alla mia vista.
E poi ripasso pazzo e disperato in auto. Ripasso pazzo e disperato sul marciapiede. Ripasso pazzo e disperato su una sedia dell’autoscuola.  Ripasso pazzo e disperato sull’auto dell’autoscuola che ci portava alla motorizzazione a Lucca. Ripasso pazzo e disperato nel parcheggio della motorizzazione di Lucca perché non era ancora aperta. Ripasso pazzo e disperato nell’aula di attesa della motorizzazione di Lucca. 
Piano piano, nella sala di attesa iniziano ad ammassarsi vari gruppi di persone provenienti da scuole diverse. Ci sono moltissimi ragazzi e qualche adulto, che si riconosce facilmente perché sta zitto e cerca di non sparare boiate, per mantenere il senso di superiorità che lo contraddistingue perché passati i 40.

La ridente sede della motorizzazione a Lucca.


Sono fortunata perché dalla mia autoscuola ci sono solo solo altre due ragazze, Manuela e Francesca, con cui vado subito d’accordo perché si dimostrano educate e riservate.
C’è molta gente sconosciuta che arriva e che ti chiede aiuto, anche se ha dubbi su domande assurde, tipo “Ma questa qui che dice che bisogna aprire la ferita dell’incidentato con le mani e poi richiuderla è vera, no?” e tu vorresti rispondere “Ma sei coglione o vuoi ammazzarlo?” ma rispondi solamente “Ehm no, veramente è falsa” e lui fa “Ah okay”. (Questo ragazzo è poi passato all’esame, se mai per puro caso doveste incontrare un uomo che sventra a mani nude i feriti della strada, probabilmente è lui)
Accanto a noi anche un’amabile coppietta. Siccome mi pesano le chiappe, posto il mio status di facebook per descrivere la situazione:

Insomma, dopo aver ripassato ancora un po’, giunge l’esaminatore che con voce grave chiama noi del primo turno e mi parte un’ansia inimmaginabile.
Entriamo in questa stanza, consegniamo le schede varie e i documenti e questo tizio ci da una carta che dobbiamo mettere dentro una presa collegata allo schermo.
Appena metto la scheda, sullo schermo compare la mia foto e i dati con scritto di confermare l’identità e mi sale ulteriormente l’angoscia perché in quella foto sono venuta veramente male. 
Dovrei premere sul touch screen, ma non riesce a rispondere ai comandi. Ma non funziona. Capisco quindi che non devo semplicemente premere, ma per far si che mi selezioni l’opzione devo direttamente prendere a cazzotti lo schermo, perché se non applichi abbastanza pressione non va.
Ci spiega i comandi facendo segni con le mani e poi si mette a parlare al cellulare lasciandoci soli al nostro destino. 
L’ansia sale ancora di più quando vedo che gli altri son partiti e io non ho capito un’emerita minchia di come funziona ma dopo qualche minuto riesco ad arrivarci anche io, non senza aver riempito di accidenti colui che ha reso tanto complicata una cosa così semplice che un tempo si faceva con un maledettissimo foglio e una maledettissima penna e nessuno si lamentava, perché non dovevi prendere a pugni uno schermo per selezionare un elemento.
All’inizio parto speditissima, tipo due minuti e ho già finito. Ricontrollo e…L’ORRORE.
Sono incerta su 8 domande. 8 DOMANDE. Ne devo fare massimo 4 e sono incerta su 8 domande. Già penso alla furia omicida di mia madre e sospiro.
Aiuto. Help. Mayday.
Passano minuti infernali, nel frattempo la maggior parte dei ragazzi consegna le schede, anche le mie compagne consegnano e rimango sola. O meglio io, lo schermo bastardo e l’esaminatore che mi guarda con fare interrogativo. Dopo altri 5 minuti passati a premere freneticamente il dito sullo schermo per ricontrollare e a sbattere la testa contro il tavolo, finisco l’esame, tolgo la scheda e la consegno, desiderando con ardore che un asteroide gigante colpisca la motorizzazione in quel preciso istante.
Torno nella sala d’attesa, tutti mi guardano in silenzio con compassione, mentre io cupa in volto mi accascio ad una sedia, cercando di elaborare un piano per scappare di casa prima che i miei genitori sappiano della bocciatura o qualora la fuga non vada a buon fine, un suicidio veloce e possibilmente indolore. 
L’esaminatore si affaccia e ci chiama, io sono in completa agonia.
Piano piano firma le schede degli esaminandi, comunicando l’eventuale promozione o bocciatura. Io mi sento come uno di quei condannati prima della pena, vorrei solo essere presa da combustione istantanea, così non è poi tanto importante se non passo l’esame.
Poi arriva il mio turno.
Mette quella firma e capisco che sono promossaImprovvisamente mi sento potente. Mi guarda e fa: “Brava, erano 0 errori!”

E rispondo: “Grazie.”

E me ne vado. 

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Comunicazioni di servizio che non importano davvero a nessuno


Scusate se non scrivo post da un po’. Io seriamente vorrei passare anni sul blog a raccontarvi che mi si è spezzata un’unghia o che ho battuto il migniolino del piede contro lo spigolo di un mobile (con conseguenti imprecazioni poco consone al parlato di una signorina ben educata come me) o che ho mangiato il gelato così velocemente che mi si è gelata la testa e  sono stata colpita da dolori lancinanti (sempre con conseguenti imprecazioni poco consone al parlato di una signorina ben educata come me).
Purtroppo l’algida disciplina del greco antico (e del latino, della matematica, di fisica, di filosofia etc.) richiede sforzi sensibilmente maggiori rispetto all’anno scorso perché “Ragazzi, c’avete l’esame”.
Io non so nemmeno perché lo devo fare questo benedetto esame di maturità, visto che la mia ambizione è quella di diventare gattara o vendere erba.
Mi sento una povera rincoglionita piazzata (per costrizione) al liceo classico per ostentare una sorta di intelligenza (che non ha) traducendo cose di persone (morte) dalla dubbia importanza.
Ora, sinceramente non credo che per diventare gattara serva sapere 300 versi dell’Eneide da sapere come l’Ave Maria; sennò non solo bocciano all’esame, ma poi tua madre come ti ha messo al mondo, ti disintegra.
Al massimo, io mi chiedo quanto sia stato brutto e infelice Schopenhauer per il suo modo di pensare così triste, visto che fra lui e Giacomino è una gran bella lotta. (Non fraintendete, per me Arthur è un figo e lo resterà per sempre)
Vorrei passare le giornate a rotolarmi sul letto, a contare le nuvole, a imparare l’elfico e rintanarmi a giocare a Dungeons & Dragons fino ai trent’anni, ma purtroppo oltre all’esame ho una madre. E vista la forza materna descritta sopra e visto il fatto che non voglio morire di morte violenta, dovrò studiare.
Quindi se ogni tanto non posto post, non preoccupatevi, le alternative possono soltanto essere due:
– Sto studiando.
– Sono morta.
Ricordate, che io sarò sempre nel vostro cuore, sopratutto se non riuscissi a riprendermi dal primo caso.
In ogni caso sappiate che non vi ho abbandonato, almeno per ora, che vi penso forever e che molto presto tornerò a sommergervi di boiate colossali.

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Basta nasconderci dietro gli Arbre Magique.

Derp

Sono stanchissima, talmente stanca che mi pesa muovere le dita sulla tastiera, ma devo denunciare un fatto che mi sta troppo a cuore, è troppo importante per non portarlo alla luce.
Capisco che ognuno ha il suo modo di presentarsi al mondo: io per esempio sono barbona, ho i capelli che per il colore scaricato sono arancioni, oltretutto con la ricrescita (perché non ho tempo di andare dalla parrucchiera), mi trucco male (perché non so fare), spesso e volentieri vado a scuola in tuta (perché se devo sorbirmi 6 ore di morte celebrale pretendo di farle in comodità).
Quando esco per i fatti miei è una cosa leggermente diversa, ma resto barbona inside.
Ci sono diverse cose che andrebbero dette, sul modo di abbinare la roba senza che venga una crisi epilettica, sul fatto che le scarpe con le borchie non sono tutte belle (se sono Lita Spikes si, son obiettivamente belle, tutte le altre no), sul fatto che imitare i trucchi sobri e naturali di Cliomakeup sono quelli delle locandine del circo di Moira Orfei, sul fatto che gli orecchini in fimo con la tortina fanno pietà, sul fatto che il rossetto sui denti è davvero poco sexy.
Ma non mi soffermerò su queste, no.
Quindi:
– Se la vostra vicina di casa si lava i capelli ogni volta ad ogni morto di Papa. 
– Se il vostro compagno di banco, di corso, collega di lavoro fa il bagno 3 volte all’anno.
– Se ogni volta che un conoscente alza le braccia, la gente intorno cade.
– Se anche voi quando salite sull’autobus rischiate di perdere i sensi per l’odore.
– Se la persona con cui avete un’appuntamento finalmente dopo tempo, ha una passione per i panini con la cipolla. 
– Se ogni volta che uscite, vi chiedete con impazienza il perché non avete il tipico raffreddore autunnale. 
Se appartenete a queste categorie, se anche voi aspettate di essere moccicosi e insensibili ai cattivi odori, o italiani, ascoltate queste parole.
La soluzione più famosa è quella dell’Arbre Magique, da estrarre urlando “VADE RETRO”.
Ma così non va bene. Così è egoista.
Così pensiamo solo a noi stessi.
Ci convinciamo che un raffreddore possa migliorare tutto e contribuiamo ad ignorare un problema ormai radicato nella nostra società.
Quindi ecco il mio appello:
Questo natale, regalate uno shampoo a chi ne ha più bisogno. 

Sono mainstream e ho aperto anche io una pagina facebook
Viva la massa. 

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Bernie sciopera

 

Addio cannolo, non potrò rivederti fino a quando non avrò perso altri 10 chili. Arrivederci tortina al pistacchio morbida morbida. Vi ricorderò sempre con affetto.  Eravate così dolci. 


Esatto, sciopero. 

Al giorno d’oggi scioperano i mezzi pubblici, i calciatori, i benzinai, sciopera il mio professore di storia e filosofia che in 3 anni è comparso solo una volta bello e abbronzato per una settimana, tanto che sembrava Mastro Lindo, però non gliel’ho mai detto.
Non è più tornato.
Forse è ad Honolulu e forse un giorno tornerà ancora, più abbronzato e pelato.
Scioperano tutti, perché non posso farlo anche io?
E ne ho tutto il diritto, d’altronde non mi pagano neanche.
Scioperò perché:
– Barbara D’Urso esercita ancora il suo mestiere, ovvero quello di sparare stronzate come se non ci fosse un domani (oltretutto senza alcun pudore) e ancora gli opinionisti di Pomeriggio 5 non sono ancora stati presi a calci in culo e io mi chiedo PERCHÉ
– Il mio gatto continua a miagolare senza motivo, giusto per fare rumore. All’inizio credevo volesse entrare in camera mia ed ho aperto la porta, ma continua a stare fermo sull’uscio a miagolare. 
– Sono a dieta, mio padre compra le merendine e giustamente mi incazzo. Cavolo, è sadismo puro. Se non sono a dieta comprano roba orribile come minestroni e brodi vegetali o petto di pollo. Adesso apro la dispensa e ci trovo (in ordine): confezione di Girelle, confezione di Pavesini, confezione di Gocciole Pavesi, confezione di Kinder Delice, confezione di Kinder Pan&Ciock, confezione di Nastrine della Mulino Bianco, confezione di Tegolini sempre della Mulino Bianco (che Banderas si sarà comprato ‘na villa a Como solo per la nostra dedizione verso la Mulino Bianco), confezione abnorme di Amica Chips (quelle con Rocco), confezione formato-scorta di Fonzies. Obiettivamente, questo significa essere stronzi. 
– Esiste ancora gente che fa “The Game”, credendo che sia divertente, mentre a te magari sta prendendo un’ulcera. 
– Donne che si lamentano che il principe azzurro è gay: in realtà sono obiettivamente brutte e acide, quindi rimarranno sole per sempre, ma continueranno imperterrite a lamentarsi. 
– Degrado morale della società dovuto a Oppa Gangnam Style EHH SEXY LADY  e di flashmob tristissimissimissimissimissimi fatti tanto per “dai che ci divertiamo”. E invece ecco la brutale verità: sono tristi. 
– Mia zia ritiene che “50 sfumature di grigio” sia un bel libro e di conseguenza mia madre vuole leggerlo. 
– Hanno già creato pagine come “Maturità 2013- Tocca a noi” e mi prende lo sconforto più assoluto, della serie vi-prego-mettete-fine-alla-mia-vita-e-infierite-sul-mio-cadavere.
Basta sono stanca, lasciatemi qui, andate avanti senza di me. Me la caverò.

E adesso vi ammorbo con foto che non hanno un senso logico preciso, ma contribuiranno a consumare la banda che mi resta su wordpress.

  
Qui potrete ammirare le mie mani da tranvione quando avevo la mononucleosi.
Ero annoiata e ho riscoperto la fanciullesca gioia di tatuarmi con i tatuaggi che si trasferiscono con l’acqua. Quelli delle patatine. Solo, non erano nelle patatine.


Qui noterete invece, oltre al didietro del mio gatto, come sta procedendo la mia raccolta di figurine, che presto verrà completata grazie a scambi strategici con le figlie della mia professoressa di matematica (la professoressa svolgerà una funzione di mediazione per le importanti trattative).

Io e il mio prode compagno di banco R. abbiamo attaccato la foto di Enzo e Carla sopra il termosifone, per ricordarci che il buongusto deve essere sempre con noi.

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Non c’è ottobre senza ANSIA per Bernie Kirishiki

Piccolo post inutile di aggiornamento~
Salve a tutti, sono Bernie Kirishiki e siccome alcuni me lo chiedono via email vi aggiornerò dapprima sulle mie disgustose condizioni di salute.
Ho la mononucleosi, quindi vivo in una condizione eterea, trasparente (sono un fantasma). Oltre all’essere più morticina del solito, ho la voce di Maria De Filippi, poiché le mie tonsille sono talmente abnormi e minacciose che sento che potrei entrare nel Guinnes dei Primati per le tonsille più grandi del mondo e farci un sacco di soldi.
Sempre per la questione tonsille, oltre al parlare come un tranvione, non riesco ad ingerire qualunque tipo di cibo sia solido. E’ stato davvero difficile i primi giorni, quando i miei avevano cucinato una quantità di carne industriale, mentre io vomitavo ogni cosa provavo ad ingerire. Poco stronzi.
Ora non rigetto più, ma ho tipo bisogno di bistecca come l’acqua nel deserto, il mio corpo richiede proteine e appena guarirò mangerò carne come se non ci fosse un domani. I vegan possono inorridire, questo non mi distoglierà dal mio intento carnivoro.
Poi, sono sempre stanca e debole. Okay, io sono SEMPRE stanca, ma stavolta sono stanca in tutti i sensi, proprio stanchezza cronica, della serie è difficile premere i tasti della tastiera e voglio tanto andare sotto le copertine.
Ma nonostante questo hey tutto bene.
Sono abbastanza nervosa per l’incombere del Lucca Comics and Games di quest’anno, perché come tutti gli anni sono in ritardo. Tutti gli anni mi ripeto che non devo procrastinare, invece finisce che procrastino sempre e quindi ciao.
Fortunatamente abitando in zona, non ho grandi problemi a raggiungere la fiera, né spendo cifre esorbitanti per permettermi questa comodità.
Il bello è che non posso veramente partire e dimenticare nulla, perché ho tutto a casa e questa è una cosa che mi da un sacco di tranquillità.
Pur essendo a buon punto con quasi tutti i costumi, non li ho ancora ultimati, quindi dovrò darmi da fare, soprattutto per armi e accessori.
E inoltre devo assolutamente guarire per fare palestra, perché all’inizio dell’anno, partendo subito ottimista, scelgo personaggi scosciati dicendo: “SI DAI DIMAGRIRÒ  PER IL LUCCA”. E alla fine non muovo il popò di due centimetri fino ad ottobre, quando mi accorgo con orrore di essere in emergenza-dieta.
Fortuna che la cara mononucleosi ha contribuito a promuovermi da Omino Michelin a Omino Michelin-meno-tondo, il che è un bene, ma devo assolutamente fare palestra.
Perché non posso addormentarmi e risvegliarmi sana, bella, con i costumi pronti e belli e andare al Lucca Comics?
Perché no. Non c’è ottobre senza ansia per Bernie Kirishiki.
Ma ne vale tutta, perché il periodo fiera è senza dubbio il periodo più bello dell’anno, più bello del natale, più bello di pasqua quando rompi le uova di cioccolato.
Quindi prometto solennemente che non procrastinerò più, curerò la mia pelle, farò una dieta sana da accompagnare ad esercizio fisico adeguato e mi impegnerò via via per finire i miei costumi!
…Magari dopo però.

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