[Attenzione: se dovete imparare a guidare probabilmente vi incasinerete ancora di più, ma tanto ripensandoci vi incasinereste ugualmente, quindi leggete dai]
Dicono che Bernie Kirishiki, dopo il glorioso conseguimento del foglio rosa ( Qui potrete leggere la sua gloriosa impresa ) stia apprendendo la mistica arte della guida.
In quei momenti quando il cielo si oscura, le madri apprensive richiamano in casa i bambini e abbassano le tapparelle, i mariti rimangono in allerta, i cani fiutano il pericolo e i gatti continuano a pulirsi a leccatine e ad attraversare la strada come se nulla fosse perché tanto sono gatti: Bernie Kirishiki sta iniziando la sua lezione periodica di guida.
Dopo aver firmato la presenza alla mistica autoscuola, diventata dapprima oggetto di numerosissime iscrizioni poi vero e proprio luogo di culto dove tutti i patentandi si recano manco fosse La Mecca (perché se sono passata io all’esame vuol dire che forze divine e mistiche in quel luogo regnano incontrastate) attendo il mio turno sfogliando una rivista che 99 su 100 è Gente Motori, perché c’è sempre un altro stronzo arriva sempre prima di me e si fotte la rivista migliore.
Arrivato il mio turno, dopo aver scambiato un rapido sguardo con il mio insegnante, uno sguardo di pathos, carico di tensione drammatica mi dirigo verso la Fiat Panda bianca sul margine della strada appena fuori l’Autoscuola.
E li si svolge il dramma collettivo.
Devo regolare sempre il sedile, perché fosse mai che prima di me c’è un patentando con misure normali. O è un puffo e quindi devo prima comprimermi per entrare nel posto del guidatore o è Michael Jordan e sono lontana anni luce dal volante.
Regolato il sedile, è il momento della cintura: la sicurezza innanzitutto.
Ho sempre molta ansia quando qualcuno non mette le cinture di sicurezza, perché ho guardato quelle pubblicità progresso che hanno messo su internet e dovrebbero sensibilizzare le persone sugli incidenti stradali, ma io ne sono rimasta traumatizzata per la vita (se le volete vedere sono qui, ma guardatelo alla fine o piangerete per tutto il giorno; fate conto che io piango durante le pubblicità della Mulino Bianco, queste cose mi devastano interiormente)
Poi tocca agli specchietti, ovviamente il guidatore di prima deve mettere i polpastrelli sullo specchio, quindi ci lascia le ditate. Giustamente.
Accendo il motore, metto in prima, alzo il freno a mano.
Il mio istruttore mette il cd di Vasco.
Attimi di tensione omicida verso il mio istruttore.
L’istruttore dopo un’occhiata interrogativa capisce il mio disagio e toglie il cd di Vasco e si limita ad accendere la radio.
Cosa danno alla radio? Vasco.
Dopo aver lanciato numerose imprecazioni nella mia testa, abbasso la freccia a sinistra perché devo immettermi nella circolazione, controllo se arriva qualcuno e normalmente arrivano tutti in massa, come se aspettassero me.
Aspetto cinque minuti il momento buono per entrare in strada. (Da sottolineare il momento tragicomico quando la strada sembra sgombra e ti appresti a partire ma arriva l’ennesimo stronzo e devi aspettare ancora).
Mi immetto finalmente nella circolazione che intanto è finita la canzone di Vasco, mi girano già le balle e mettono Call Me Maybe. In quei momenti vorrei accostare, strappare la radio e buttarla fuori dal finestrino, ma mi controllo. In genere esprimo il mio disappunto in gesti codificati, come il grattarmi la mano, il tamburellare le dita o anche il sospirare, perché da figlia di un padre che tira accidenti a destra e a manca, mi stanco ogni volta a sentire urlare epiteti come “Razza di deficienteeee!” “Cretinoooooooo” “Brutta culona rincoglionitaaa”, anche se li penso.
Nella mia città la gente (io compresa eh) guida come se fosse un branco di rinoceronti morenti e drogati. (Se pensavate che a Napoli guidassero male… no, ok forse non come a Napoli ma poco ci manca eh)
Comunque dopo una discreta partenza mi ritrovo davanti la più temuta categoria di guidatore: il vecchietto rincoglionito.
Il vecchietto rincoglionito è quello che vedi in autoscuola che vuole rinnovare la patente anche se ha almeno un secolo. Il vecchietto rincoglionito è quello che va a due all’ora e a volte si ferma anche se il semaforo è verde perché pensa che arrivi il giallo, quindi aspetta che arrivi il giallo e il rosso ( a volte per poi partire quando non è ancora verde). Il vecchietto rincoglionito crea le code, ovunque. Il vecchietto rincoglionito è quello che se gli mandi un accidente (“Ma vaffanculoooo”) ti risponde con un saluto, tanto mica si accorge che lo stai mandando a quel paese perché danneggia tutta la circolazione, ma crede che tu lo stia salutando, appunto è rincoglionito.
Insomma, guidare subito dopo il vecchietto rincoglionito è un’agonia:
Primo: perché è tutto un frizione-freno, non ho il tempo di cambiare la seconda marcia che devo fermarmi e restare in prima per ripartire, il che con allo stereo Nicki Minaj fa salire la tensione mortale.
Secondo: perché il resto della gente non vede che davanti c’è il vecchietto rincoglionito, ma notano invece l’auto che guido, ovvero quella dell’Autoscuola, quindi automaticamente la colpa di tutto è mia (rientro nella triste categoria dei Patentandi Poracci).
A un certo punto c’è l’incrocio, il vecchietto mette la freccia a sinistra e io sono tutta contenta perché devo andare a destra.
Il vecchietto gira a destra.
Sospiro. Il che, secondo il linguaggio codificato del guidatore significa:
” ALLORA CHE DIAMINE METTI LA FRECCIA A SINISTRA, COGLIONE “
Dopo qualche centinaia di metri il vecchietto si leva dalle balle parcheggiando nel parcheggio del supermercato, dove creerà nuove code alle casse, nuovi disagi e nuove rogne, ma tanto non mi interessa perché non devo andare al supermercato e sopratutto vado all’Esselunga e non alla Coop (pappappero).
Tutto sembra prendere il verso giusto, la musica è sempre una merda, ma non ci si può fare niente.
Ad un certo punto subentra un’altra categoria temuta: la stronza che non sa guidare.
Si, okay, io sono una stronza e non so guidare, ma la stronza che non sa guidare è proprio una categoria a parte. Generalmente si tratta di una mamma che va a prendere a scuola i figli o di una tizia che è al cellulare. Spesso è vecchia ma si veste come una sedicenne, perché pensa che la gente non si accorga della sua età effettiva (e in effetti tutti le danno sempre 5 o 6 anni in più di quelli che ha).
Mi immetto nella rotonda, tranquillissima, ho la precedenza. Improvvisamente sfreccia la stronza, che è dietro di me, sale sul salvagente e mi supera. Io la guardo, lei mi guarda e fa “stai attenta deficiente” e appena apro bocca (neanche per protestare, proprio per lo stupore) mi manda a quel paese. E così fa durante tutto il tragitto quando le sono dietro.
L’istruttore, con atteggiamento stoico mi invita ad ignorare quella “grandissima figlia di buonadonna” e io mi limito ad annuire e tamburellare leggermente le dita sul volante che equivale a:
” Spero che qualcuno ti tamponi, stronza. “
La guida ormai procede tranquilla, tranne leggeri ed educati commenti verso la donna di prima e dopo uno straordinario duetto mio e dell’istruttore con “Certe Notti”.
Andando in una vietta un po’ in periferia, fra i campi trovo davanti una signora a piedi. Rallento con calma, aspettando che si sposti dal centro della carreggiata. Ma lei è sempre li, che cammina con calma. Allora sfanalo leggermente per dire: “ehi signora, mi lascia passare?”. Ma lei è ancora lì. C’è un po’ di tensione.
Allora indugio con un lieve colpo di clacson, mi affaccio dal finestrino e faccio timidamente “Scusi, gentilmente…”. La signora si gira violentemente, urla qualcosa come “MA COME TI PERMETTI” e sventola l’ombrello verso di noi. Mentre si avvicina con velocità minacciosa e inconsueta, sempre sventolando lo strumento di morte (l’ombrello) io e il signor Istruttore conosciamo momenti di pura paura, perché negli occhi di quella signora un po’ attempata leggiamo puro odio e sentimenti omicidi.
Ho davvero creduto che volesse uccidermi.
Il mio istruttore preme l’acceleratore e la sorpassa, e continua a far muovere l’auto finché non siamo sempre almeno una centinaia di metri distanti dalla signora, che continua a muoversi minacciosa verso di noi.
Nel panico, riavvio il motore e torno in autoscuola.
Mentre parcheggiavo sul margine della strada, ci è venuto il dubbio che la signora avesse potuto leggere il nome dell’autoscuola e adesso fosse sulle nostre traccie. Lo sguardo del mio istruttore si è riempito di cupo terrore e siamo caduti nel silenzio.
Se succede qualcosa, se MI succede qualcosa è colpa di quella vecchietta.
Vuole uccidermi.
Io vi ho voluto bene.