Drammi psicologici.

Ho più di una cinquantina post da pubblicare. 
Non l’ho fatto. 
Ma riprenderò, più forte che mai. (?)

Ho chiuso per un po’ il blog, perché è inutile mantenere un blog in ordine quando la tua vita è palesemente un disastro. Scrivere post inneggianti al suicidio non fa proprio per me, quindi in questo periodo solare e giocondo della mia vita ho deciso di astenermi dall’ammorbare poveri innocenti, con discorsi riguardanti:
– Morte
– Dolore
– Tristezza
– Ingiustizia
– Tedio e noia
Persino Arthur Shopenhauer o Giacomo Leopardi mi avrebbero detto di darmi un contegno e di farmi una risata, ma capitemi, non ci riuscivo.
Ecco un piccolo riassunto delle puntate precedenti!
In questi mesi, sono riuscita a finire il liceo, con risultati nemmeno tanto male. Diciamo che per ora è stata la cosa più bella che mi sia successa, e no, non è roba da nulla, perché come ho sofferto io la mia “prigionia” presso il Carducci, lo sa solo il Cielo. 
L’esame è stato relativamente tranquillo, ho avuto una commissione fantastica, persone comprensive, competenti ma sopratutto umane, e la mia tesina su Doctor Who era veramente bella (lo so, è immodesto vantarsi, ma mentirei se non dicessi che non meritava, pur essendo una semplice tesina di maturità). 
E’ infine, proprio vero che quando qualcosa finisce alla fine inizi ad apprezzarlo. Non tornerei mai fra quelle quattro mura, fredde (e precarie), ma non posso negarlo, mi mancheranno. Come mi mancheranno i compagni e alcuni professori, i fantastici bidelli e il busto di Giosuè Carducci, che ti guarda incazzato come una iena. 
Sono ancora convinta che il greco e il latino non mi serviranno assolutamente a nulla, ma impiegherò gli insegnamenti che ho appreso nello studio dei classici e li metterò in pratic-ahahah ovviamente no, ma il mio percorso irto di sofferenza-frustrazione-delusione in quelle materie mi preparerà psicologicamente per ogni delusione che la vita intende serbarmi. O quantomeno posso sempre vantarmi di avere una cultura classica ostentando le mie conoscenze come tutti i poveracci che come me escono da una maturità del genere (decisamente più probabile)
Ho trovato un lavoro estivo: lavorare mi piace un sacco, ma oziare mi piace ancora di più. Mi piace stare a contatto con le persone, mi piace rendermi utile ed essere ricompensata con un semplice sorriso. (E se lasciano mance è ancora meglio.)
Poi ricevere il mio primo stipendio è stata una grande soddisfazione, innegabile. Finalmente ho un sacco di soldi da spenderli in cavolate senza dover rendere conto a nessuno. Ok, non ho mai reso conto a nessuno e da quando ho memoria ho sempre sperperato denaro per oggetti futili, ma hey, perché perderci in tali piccolezze. 
Ho anche compiuto 19 anni, ma non ho neppure festeggiato perché una volta che hai fatto i 18, ti sbatti a festeggiare, cioè troppo stress, c’è da fare l’evento su facebook, chiamare la gente, chiamare il locale, comprare il vestito, andare dal parrucchiere… io non ho voglia di rinunciare al mio status di sciatta solo perché è passato un’altro anno da quando mia madre mi ha partorita e mio padre è svenuto nel guardarmi per la prima volta.
Cioè, grazie per avermi messo al mondo, ma io non lo avevo richiesto, se ho anche da farci una festa evito. 
E poi basta. 
No, ok, ho fatto altre cose, ma se non sono private, sono poco interessanti e se sono poco interessanti, sono deprimenti.
L’idea di ricontrollare tutti i post è tremenda, ma non mi resta altra scelta. Spero non facciano troppa pena, quantomeno che non istighino al suicidio, e di poterne pubblicare almeno un paio. Ma non dico oltre, basta drammi psicologici. 

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Pubblicato in 2013, cazzate, creepy, crisi, happiness, hobby, incazzamenti, trash, Uncategorized, Vita | Contrassegnato , , , , , , , , , , , , , , , , | 2 commenti

Tornerò a dormire

Ultimamente dormo un sacco.
Non ho mai pensato di essere una ragazza modello, perché ho ben poco di esemplare o straordinario, se non la quantità di cibo che riesco a mangiare o appunto di tempo passato a dormire.
A scuola non vado bene, mi ritengo alquanto stupida, non sono simpatica né educata, né bella, né piacevole.
Ho più di una sessantina di post da pubblicare; non l’ho fatto, ostentando insoddisfazione di fronte a quello che scrivevo. In realtà il segnale di quando anche quello che ti piace non va, ti dice che la vita ti sta sfuggendo dalle mani.
Maggio dovrebbe essere di fragole, gelati, di passeggiate la sera. Giugno è speranze e attesa, è il primo giorno di mare, è il frutto maturo, l’odore dei libri che ritorni a sfogliare.
Non so cosa mi sia successo, non ho idea di quanto tempo sia passato da quando riuscivo a dirmi che sarebbe andato tutto bene.
Ogni volta che mi guardo allo specchio, mi rendo conto di quanto sia precario il mio mondo, di quanto il tempo mi stia sfuggendo, di quanto me ne pentirò.
Vedo le persone accanto a me che vanno e vengono, e trovo comico il fatto che presto probabilmente non le rivedrò più, che forse resterò indietro o che comunque si prenderanno scelte diverse. Non è mai per colpa di uno solo che ci si perde di vista.
Le parole degli altri non mi feriscono più e mi scivolano addosso, come se mi trovassi in un altro posto, in un altro tempo, come se non fossero nemmeno dirette a me.
Ho così paura del futuro che potrei urlare, è una paura che ha un suono indistinto, che ha un odore, che senti come dita fredde sulla schiena.

Ma questo non importa.
Tornerò a dormire.

Pubblicato in 18 anni, 2013, crisi, Vita | 1 commento

Carthago delenda est

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In questi giorni sono composta da:
75% acqua
25% moccio
(E sono la più figa perché ho i fazzoletti con i Looney Tunes vestiti da ghetto, no, non sto scherzando)
Dopo avervi deliziato con questa notizia sulle mie recenti condizioni fisiche, voglio parlarvi di come nonostante nuoti nelle mie stesse secrezioni nasali (okay, okay la smetto) sono sempre impegnata nella battaglia contro il male in qualità di paladina della giustizia.
L’uomo è un’essere polemico, voglio dire, fin da quando eravamo australopitechi ci incazzavamo per chi aveva la caverna più grande, le banane e il fuoco e i disegnini sulla pietra. E’ nella nostra natura, è davvero facile prendersela con qualcuno o qualcosa, anche per il solo gusto di prendersela, voglio dire, nessuno ci obbliga ad essere politicamente corretti e se dovessimo essere corretti come lo è oggi la politica, allora andiamo bene.
Io stessa sono polemica, se una cosa non mi va la dico, sono peggio delle ghetto girls con le unghie ricostruite in gel.
Però dai, c’è un limite a tutto, un’aurea mediocritas, come diceva il mio amico Orazio.
E’ giusto fare polemica, i nostri antenati lo facevano sempre, se non polemizzavano non si divertivano, cioè non esisteva la televisione, non sapevano come passare le serate, per un po’ andavano avanti buonini a raccontarsi miti e leggende, ma poi si rompevano le scatole e se ne davano di santa ragione, un po’ adesso come a Uomini e Donne, solo senza-donne, perché loro dovevano stare zitte e buone a badare ai loro 48 figli.
Catone era uno che si infervorava come i rappresentanti di istituto durante le occupazioni, lui si che polemizzava, “Carthago delenda est”, insomma li odiava proprio questi Cartaginesi, che continuava a ripetere che andavano massacrati tutti e alla fine Scipione un po’ si sfava e fa: “Vabbuo, famo presto” e appunto distruggono Cartagine. 
Anche dopo, se pensiamo ai filosofi, tipo Hegel dice che tutti i filosofi di prima sono sfigati perché la sua filosofia è la meglio, ma tutti quelli dopo si imbelvavano con Hegel, perché appunto non è vero. (No davvero, Hegel fa schifo ragazzi.)
Insomma, l’uomo se l’è sempre presa con qualcuno, se non si fa polemica non siamo felici, e adesso con l’avvento dell’era dei social network non possiamo solo fare polemica, ma possiamo anche essere ascoltati; e se proprio non ci ascolta nessuno possiamo parlare con Siri dell’iphone.

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(mi sento molto sola)

Solo che adesso la televisione ce l’abbiamo, c’è pure la playstation, internet, i film in streaming, i video divertenti degli animali su youtube, Siri… e non ha più senso fare polemiche su tutto.
Ci sono cose importanti sulle quali dovremmo polemizzare (elez-coughcough), cose meno importanti che potremmo lasciare stare.
Si perché questo post è una polemica contro i polemici. 
Si, lo so che non è coerente.
Ma un conto è lamentarsi, un conto è farlo su OGNI SINGOLA INUTILE COSA. Non vi piace l’inverno? Okay, non vi piace l’inverno. Non vi piace la scuola? Okay, non vi piace, non piace nemmeno a me. Vorreste lapidare il vostro vicino settantenne che ha votato Berlusconi a queste elezioni? Vi accompagno!
Ma a lungo andare è estremamente insopportabile, vedere gente, uomini, donne, galline che non fanno altro che sputare veleno su tutto e su tutti, dalle tette di Jessica Nigri, agli One Direction, agli hater degli One Direction, alle ragazze che fanno diete, alle ragazze che sono grasse, ai neri, ai bianchi, al giorno, notte, sale, pepe, banane lamponiiii chi c’era con teee
Cioè io non capisco come mai la gente è tanto infervorata a dichiarare lo stato del suo ciclo mestruale. (donne e uomini eh, e gli uomini mestruati sono una cosa tremenda, roba da incubo, altro che nere del ghetto)
Se quella persona che odiate perché respira, respira… rallegratevi e siate gai, un giorno non respirerà più!
Mi chiedo come mai le persone debbano esacerbare le cose e scriverci status nemmeno c’avessero l’ulcera perforante. Datevi una calmata. Respirate, inspirate, aprite il frigorifero, mangiate roba a caso, guardate un video di gattini, cercate immagini di gattini su tumblr.
Se le persone polemizzassero di meno, forse si potrebbe venire incontro a molti problemi che affliggono la società moderna, magari quelli che vediamo tutti i giorni ma di cui non si parla mai. Forse potremmo davvero rendere questo mondo migliore.
Io vorrei che tutti fossimo felici e che mangiassimo una grande torta a forma di arcobaleno insieme. 
Non è vero, smettetela di condividere roba da checche isteriche sulla mia bacheca di facebook e su twitter, avete rotto le palle.

Pubblicato in 18 anni, 2013, cazzate, incazzamenti | Contrassegnato , , , | 1 commento

Tanto per dire qualcosa

ATTENZIONE: Questo è un post dove mi lamento. Nessuno vi costringe a leggerlo, se non vi piace la gente che si lamenta e inveisce contro la propria vita, nessun problema, non dovete avercela con voi stessi, anche voi starete sulle palle a qualcuno per un qualche motivo, che sia riguardo i pantaloni che indossiate o il fatto che respiriate. E’ il ciclo della vita. VVTB
Ultimamente non ho molto da dire: sono entrata in una di quelle fasi della vita che si descrivono solo con un “mboh“. Ci sono cose che vanno bene che passano in secondo piano per cose che invece vanno male, ma queste cose che vanno male passano in secondo piano rispetto ad altre cose che vanno bene, e tutto ciò procede con ciclicità quindi alla fine potremmo riassumere che è tutto un gran bordello, ma mboh è più sintetico.
Siccome sono una ragazza intelligente, utilizzerò le mie conoscenze filosofiche per spiegare come mi sento. 
Shopenhauer disse che la vita è un pendolo fra noia e dolore. Magari non lo disse proprio così, anche perché era tedesco, poi ci sta pure che sapeva l’italiano, ma secondo me se uno è tedesco e vive in Germania a regola parla tedesco, quindi l’avrà detto in tedesco dai e poi ci avrà fatto un minimo di premessa sopra, perché se vai a dire ad uno solamente:”guarda che la vita è un pendolo fra noia e dolore”, questo ti guarderà strano come per dirti “ma sei scemo”, però poverino Shopenhauer, lui non era scemo.
Tanto per iniziare la vita non è un pendolo veramente, ovviamente Shopenhauer (che noi chiameremo per semplicità Artur) utilizzava un linguaggio allegorico, nel senso che la vita pendoleggia fra una situazione di tedio e una sensazione di disperazione. Cioè che tipo se non hai una cosa, tipo nel mio caso il 3DS, provi dolore perché appunto non ce l’hai. Solo che magari quando ce l’hai, passata l’euforia, poi nulla, ti annoi. Quindi riprovi dolore, perché devi comprarti i giochi. Li compri, passata l’euforia del momento, ti annoi di nuovo.
Però c’è una cosa da dire, che quelli della Gamestop saranno sempre felicissimi. 
Artur insomma, aveva capito veramente tutto dalla vita. Si, era pessimista, forse anche peggio di Lana Del Rey, quasi ai livelli di Giacomo Leopardi, ma aveva capito tutto.
E insomma, è così che mi sento adesso. Non si tratta di dolore dolore, ma di insoddisfazione perenne dalla vita, non ho il tempo di dire che sono depressa che succede una cosa per la quale non posso più nemmeno lamentarmi, ma non faccio nemmeno in tempo a gioire, insomma è tutto un casino. 
Come se non bastasse la gente intorno a me ha una sorta di ossessione per la sottoscritta, ovviamente sto parlando nel senso più negativo e catastrofico del termine, figuriamoci se qualcuno avrà un’ossessione che non riguardi odio/istigazione all’omicidio/vendetta verso di me, tanto che la gente quando pensa a chi odia di più pensa prima a Hitler, poi a Berlusconi, poi Mussolini, poi Stalin e poi a Bernie Kirishiki.
In realtà non mi va così male, solo che io ultimamente, proprio per questo stato di persona instabile e disagiata, sono una di quelle che alle feste si mette in un angolo a guardare la parete, quindi beh diciamo che socializzare in questo periodo non è proprio il mio forte. Purtroppo sono antipatica, nel senso che, quando una signora dell’età di mia madre mi si avvicina per chiedermi dove ho comprato la minigonna che sto indossando, oltretutto chiedendomelo con fare “giovanile” (non dico che è arrivata al “BELLA RAGA”, però poco ci mancava), non mi viene tanto da risponderle e se non le rispondo la guardo come “senta, non me lo faccia dire, ma secondo me è un po’ troppo tardi per mostrare le vene varicose al mondo intero, che tanto se lei non le mostra va bene, stiamo bene tutti, davvero non c’è bisogno, signora”.
Insomma, ho qualche problema con i rapporti umani, quindi quando ho a che fare con un essere umano, generalmente è per odio. 
Sebbene la mia natura in questi giorni sia simile a quella di Mara Maionchi (quando ancora le venivano), cerco di rifuggire il confronto, visto che se davvero buttassi anima e corpo nella mia causa contro l’umanità finirei ammazzata. Quindi cerco di starmene buona buonina e se proprio esiste qualcuno che mi sta sulle scatole troppo, faccio gesti scandalosi ed eclatanti, come girare l’angolo quando li vedo o cancellarli dalla friendlist di facebook.
E voi direte, “ehh vabbè Bernie, cosa vuoi che sia, è solo l’amicizia di facebook”. NOOO
Cioè, io la pensavo così, ma questi quando lo scoprono sono incazzati neri, roba che non si scherza: ti seguono, mandano spie a controllarti il profilo, si creano contatti falsi su twitter per followarti (ANCHE QUANDO IL TUO ACCOUNT E’ PUBBLICO) e ti perseguitano, roba che manco la Gestapo, tanto che non puoi nemmeno lamentarti della vicina di casa che ti linciano a vista pensando tu ce l’abbia ancora con loro, che magari è anche vero (se li cancelli il motivo c’è), però stai cercando di vivere una vita normale.
Non contenti formeranno un’esercito di esperti con la doppia-vita, monaci shaolin di giorno e ninja assassini di notte (come Hannah Montana), con il solo compito di ucciderti e farlo nel modo più brutale possibile.
Il fatto di tutta questa ossessione però mette un po’ ansia, ed è un po’ quello che mi sta succedendo, per cui chiamerò il programma di protezione testimoni. Se improvvisamente sparisco, cambio nome (Esteban mi piacerebbe tantissimo) e vado ad abitare in lande sperdute (va bene anche tipo il Molise), non preoccupatevi, sapete perché.
Vi ho voluto bene. 

kisskiss
Esteban

 

Pubblicato in 18 anni, 2013, cazzate, crisi | Contrassegnato , , , | 4 commenti

Sopravvivenza

Evidentemente la calma, la pace, la tranquillità non sono parole che appartengono alla mia vita. Io devo essere una alternativa e che se non c’è qualcosa a rompere le scatole non sono contenta.
Non so se me le vado a cercare tutte io, se è il karma, se è che magari la mia vita è una sitcom e non lo sapevo, se ho una calamita per la sfortuna, o se è che magari sono l’eroina romantica che deve lottare contro le avversità del suo destino che tanto finisce con una morte tragica.
So solo che se è il Karma, comporrò una lista di cose cattive che ho fatto e andrò a risolverle, proprio come in My Name Is Earl. In realtà non farò nulla di simile, perché mi manca la camicia di flanella a quadri, ma sarebbe fantastico aiutare le persone – se solo avessi una camicia di flanella a quadri -.
Questo mi ricorda che hanno sospeso quel programma e mi devasta ancora di più interiormente, voglio dire, io amavo quella serie tv.
Comunque vi spiego, ultimamente oltre ad avere un periodo di profonda instabilità psicologica (dove alterno fasi di euforia a fasi dove voglio gettarmi da una rupe), devo anche vedermela con l’esame di maturità imminente, una famiglia di pazzi, amici esauriti, gatti che sembrano evasi dall’area 51.
Per farvi capire, miei gatti hanno mangiato un pacchetto di cracker. Ma non hanno mangiato solo i cracker. Hanno mangiato un pacchetto di cracker con la carta dei cracker. Con. La. Carta. Che. Li. Conteneva. E non vi dico gli sforzi sovrumani per far sputare la plastica a Camilla e salvarle la vita, che di tutta risposta mi ha vomitato una palla di pelo il giorno dopo, sul letto. Sul cuscino.E
Stasera poi, dopo l’ennesimo pasto, mi sento malissimo e quindi arrivo alla conclusione che o il mio stomaco non regge l’insalata, o ho un’ulcera perforante, o al posto dell’aceto balsamico di Modena ho messo l’acido muriatico e quindi sto semplicemente morendo.
Questo per dire che non è che scrivo perché non voglio.
Perché  se sei me è già abbastanza difficile sopravvivere, figuriamoci aggiornare il blog.
Cercherò di farmi sentire il prima possibile.

Pubblicato in 18 anni, 2013 | Contrassegnato , , , | Lascia un commento

Quelle giornate allegre…

Che belle quelle giornate allegre dove il cielo è azzurro, gli uccellini cinguettano nel cielo, i bambini giocano nei parchi, il mondo sembra urlarti “buongiorno” e ti senti così soddisfatto della tua vita tanto da volerti suicidare brutalmente.
Oggi, per me, è una giornata come queste per diversi motivi: il rientro a scuola (che non è una cazzata è che dopo 5 anni di liceo, piuttosto preferirei farmi una lavanda gastrica che aprire di nuovo libro), il fatto che sono perennemente senza soldi, che sono in periodo premestruo, che niente va come dovrebbe andare.
Perciò appunto in giorni come questi, mi piace provare ad essere positiva e a pensare ad un metodo radicale per migliorare le cose, tipo il suicidio.

Ecco i miei suicidi preferiti:
♥ Buttarsi da una rupe e cadere in mare, quando è ancora tramonto (metodo romantico)
♥ Buttarsi da un tetto, con tutte la gente che riprende dallo smartphone che almeno sei sicuro che qualcuno documenti l’evento senza che tu debba impostare l’autoscatto.
♥ Mangiare kebab fino a far esplodere l’intestino.
♥ Buttarsi in un gruppo di Directioners tredicenni e dire che Zayn va a letto con Perrie per poi venire scannato brutalmente.
♥ Tradurre Platone.
♥ Pomiciare con una presa della corrente.
♥ Depilarsi le ascelle con il silk-epil (ahhh, dolore!)
♥ Tradurre Seneca.
♥ Buttarsi sotto un treno ed essere infamato da tutti perché causerai sicuramente ritardi (come se non ci fossero già)
♥ Ascoltare l’intera discografia di Paris Hilton.
♥ Mettere in sottofondo Hurt di Christina Aguilera davanti alla webcam del pc, come fece Gemma del Sud e ingoiare una mentos per accasciarmi poi sul letto.
(c’è più trash in quel video che in un intera puntata di Pomeriggio 5, credetemi non è cosa da poco)
♥ Maratona video Gemma del Sud.
♥ Darci dentro con droghe pesanti e la carriera da musicista rock fino a morire ed essere idolatrato da generazioni e generazione. Verrà creato un hashtag su twitter in tuo onore.
♥ Seppuku.
♥ Tagliarsi le vene con l’affettatrice.
♥ Darsi al pilates.
♥ Sushi avariato.
♥ Beccarmi quando ho il ciclo, ma non penso poi lo augurerei a nessuno.

Pubblicato in 18 anni, 2013, cazzate | Contrassegnato , , , , , | Lascia un commento

Recensione critica: “Dov’è mamma orsa?”

Chi ha detto che Bernie Kirishiki non è seria? Mi è giunto all’orecchio il fatto che certa gente va a dire che non sono una ragazza seria e matura. Ne sono rimasta profondamente offesa. Ma non date ascolto a tali millantatori. Io, signorina Kirishiki, sono una fanciulla di esimia cultura. So ben tre lingue (l’italiano, l’inglese e pure l’americano), so suonare il flauto dolce della scuola media, ho visto il film di Napoleone (quello con la Bellucci), studio al Liceo Classico (no dai, okay, quest’ultima era tanto per scrivere qualcosa) etc.
Rifiutai il Nobel, perché oltre ad essere geniale, bella e simpatica ho il pregio di essere modesta. Dopo più rifiuti consecutivi non mi contattarono per non disturbarmi, perché sapevano che sicuramente avevo cose più importanti da fare, come: dormire, mangiare, guardare Doctor Who e dormire (e basta).
Inoltre io sono matura, lo si vede nelle reazioni composte ed appropriate che ho, tipo quando vinco i giveaway (si, si vincono i giveaway, nemmeno io ci credevo cioè GENTE C’E’ SPERANZA PER TUTTI).

Insomma, per dimostrare a tali scellerati che si sono profondamente sbagliati, inserirò una deliziosa recensione critica sul libro: “Dov’è mamma orsa?”.
Inizialmente ho pensato di fare una critica su un film o un libro qualunque, ma poi mi sono detta: no, serve qualcosa di innovativo. Perché la letteratura per l’infanzia non riceve l’attenzione che merita? Perché le letture under 6 non possono avere una propria recensione critica e accurata? Perché discriminare ancora nel ventunesimo secolo? Non siamo forse nell’era dell’innovazione? Non abbiamo forse un presidente di colore?  Non abbiamo forse l’Iphone? Non compriamo forse made in china?
E se i bambini, che sono il futuro, crescessero senza aver letto “Dov’è mamma orsa?” ? Se commettessero azioni violente dovute alla mancanza della lettura e della comprensione dei contenuti di questo libro? Se mancassero valori importanti nelle nuove generazioni, proprio perché “Dov’è mamma orsa?” è caduto nel dimenticatoio e non ha avuto il successo che avrebbe meritato?
Magari è solo un’ipotesi, un’eventualità.
Ma mettiamo caso che non lo sia.
Vogliamo condannare il mondo? Vogliamo porre fine all’umanità intera? E se proprio non vi interessa poi tanto il genere umano, volete davvero che Doctor Who o le vostre serie tv preferite finiscano? Io credo di no.
E’ il caso di non correre questo rischio.


Foto copertina.

Titolo: Dov’è mamma orsa?
ISBN: 9788860793164
Casa editrice: Emme Edizioni

Descrizione fornita da Amazon.it : “Aiuta Orsetto, Gufo e Volpe a trovare Mamma Orsa in questo fantastico libro gioco. Leggi la storia e divertiti a metterla in scena con le marionette contenute nel libro! Età di lettura: da 3 anni.”

La storia è questa: Orsetto non trova sua madre. 
Aiuto è un problema, cosa facciamo? Cerchiamo la mamma!
Un normale orso, venuto a sapere dell’assenza della madre, avrebbe organizzato una festa a casa sua con birra, fumo, orsette e musica dei Modena City Ramblers, ma questo Orsetto no, questo orsetto è responsabile, questo Orsetto magari vuole fare la festa con birra e Modena City Ramblers però prima di tutto viene la mamma.
Infatti “Dov’è mamma Orsa?” insegna la commovente dedizione di un giovin pargolo a cercare la genitrice e quindi a riscoprire il valore della famiglia.
In questa società deviata e corrotta, dove – oltre ai gusti musicali – manca il più grande valore ovvero la famiglia, “Dov’è mamma orsa?” tenta di recuperare le coscienze che faranno parte del nostro futuro.
Insomma Orsetto cerca la mamma, non la trova: tutto sembra perduto.
Ma in suo aiuto accorrono un Gufo e una Volpe. (Non ci è dato saperne il nome)
Orsetto è un Urside, Gufo è uno Strigide e Volpe appartiene alla famiglia dei canidi. Ma nonostante le differenze sono amici e si sostengono a vicenda aiutando Orsetto in un momento tanto delicato, senza alcuna esitazione e offrendosi volontariamente.
Questa storia infatti insegna il profondo valore dell’amicizia, che va oltre i confini razziali. 
Quindi non importa se avete l’iphone o il blackberry, non importa se siete mammiferi o meno, se siete metrosessuali o asessuali o semplicemente sessuali, se siete di destra o di sinistra, se siete leghisti o calabresi, se siete laureate o se siete veline, se usate facebook o twitter, se siete bianchi o neri o anche grigi o siete fantasmi e siete trasparenti: siate amici. 
I 3 amici cercano la madre di Orsetto, ma niente.
Orsetto sembra essere disperato, tanto da prendere il cellulare e chiamare “Chi l’ha visto” e magari andare come ospite in studio da Barbara D’Urso ma… alla fine…
La trovano.

Comprate il libro è molto bello.  Lo consiglio a tutte le età, ma non se avete meno di 3 anni, perchè allora non ve ne fate nulla (è dai 3 anni in su, c’è scritto su amazon, non lo dico io eh). E’ una storia di coraggio e di amicizia. I disegni sono carini.
Ma la cosa più bella è che in copertina ci sono delle marionette.
E mi pare un motivo più che valido per spenderci soldi.

Pubblicato in 18 anni, 2013, recensioni, Uncategorized | Contrassegnato , , , | 3 commenti

BECCATE (il talento investigativo di Bernie Kirishiki)

(Post dal cellulare, non sorprendetevi se è scritto male)
Ecco le prove del fatto che le mie gatte attentano ai biscotti dell’albero di natale. Vi-ho-beccate.
Oltretutto quei biscotti sono stravecchi (fatti l’8 dicembre), quindi a regola immangiabili ma io non ho due gatte, ho due pozzi senza fondo.

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SENZA PUDORE PROPRIO

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Pubblicato in 18 anni, 2013, cazzate, Vita | Contrassegnato , | Lascia un commento

Duemiladodici

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Io penso che il duemiladodici sia stato un anno divertente.
Ho cazzeggiato, mangiato e dormito tantissimo. Quindi è stato un buon anno.
(I miei sono validi e ottimi criteri di valutazione)
Stasera molti di voi faranno casino, altri (come me) diranno di fare casino ma finiranno su un tavolino a giocare partite infinite Trivial Pursuit, a mangiare patatine e a chiedersi “perché.”, c’è chi ci darà alla grande con il partner (per via delle superstizioni), altri rimarranno soli davanti al pc su Tumblr; quindi ho deciso di scrivere adesso il classico post di fine anno, quando ancora non state facendo niente, così catturerò la vostra attenzione.
Cosa farò stasera?
Vestita da barbona (come sempre), cenone in casa con gli amici a base di lasagna, cotechino e lenticchie (che portano soldi), probabile sbronza, telefonate a mezzanotte dove mi metto a cantare l’intero repertorio di Raffaella Carrà (tanti auguriii WRRRROOOM a chi tanti amanti ha), partite a Monopoli/Trivial Pursuit/Just Dance fino alle 5 di mattina con conseguente mia caduta e rottura del femore. Mattina dell’1 gennaio: femore dolorante, mal di testa, nausea, stato catatonico.
Lo so perché l’ultimo dell’anno per me, Bernie Kirishiki, è un classico intramontabile che da anni prosegue con le stesse identiche modalità.
Non ho bisogno di Paolo Fox per sapere che anche quest’anno mi butterò sulle lasagne in modo indegno, poi sulle lenticchie convinta che queste possano portarmi fortuna e sopratutto cash. Poi sull’alcool. Poi mi butterò proprio per terra a causa di Just Dance. F
I miei cenoni di capodanno – che poi potremmo anche includerci la colazione – sono sempre così. Un classico.

I miei propositi per l’anno nuovo:

– Diplomarmi, diplomarmi, diplomarmi
Lo dirò sempre, scegliere il Carducci è stato l’errore più grande della mia vita. Uno sbaglio, una scelta che non mi perdonerò mai. A dire il vero, manco lo scelsi io al tempo, quindi rinfaccerò por siempre ai miei parenti di avermi rovinato l’infanzia. (Notare come fin dalla più tenera età io sia stata vittima del sistema.)
Finalmente dopo 4 anni di agonia, eccomi arrivata (non so come, miracolo provvidenziale) al cosiddetto “ultimo anno”.
Quindi voglio lasciare un messaggio ai tizi che dovranno esaminarmi:
Passatemi.
Non voglio diventare una persona importante. Non voglio onori, non voglio gloria.
Non voglio entrare a Lettere Antiche. Non farò nulla che possa portare rischi al genere umano. Non diventerò un politico. Le sorti dell’umanità non saranno nelle mie mani.
La mia massima ambizione è quella di fare la cassiera alla Coop. 
Vi prego.

– Fare un viaggio
Se c’è una cosa che voglio fare è viaggiare e uscire dalla realtà provinciale e arretrata in cui mi ritrovo.
Non dico che dove abiti si usi ancora l’aratro trainato da buoi e la gente salga ancora sulle diligenze, però poco ci manca.

– Prendere la patente
Così potrò smetterla di fare le guide prova con mia madre che sembra sul punto di morte ogni volta che mi avvicino ad un incrocio, o di essere costretta ad ascoltare gli album di Vasco con il mio istruttore (pietà, abbiate pietà)

– M-U-O-V-E-R-E  I-L  C-U-L-O
E’ inutile. Per dimagrire la mononucleosi e il digiuno simil pro-ana (non è vero, ho solo smesso di mangiare come una vacca, affidandomi ad una dietologa qualificata e bravissima, quindi non fate le mongole e non fate puttanate con quelle diete assurde) hanno funzionato, però solamente sotto il punto di vista della bilancia. Ho perso più taglie, ma il mio corpo adesso sembra un budino gigante, il che è un problema.
Indi per cui, il mio proposito per l’anno nuovo è quello di andare a fare palestra o comunque attività fisica, anche se è una delle cose che più odio al mondo.

Come vedete non ho grandi propositi, perché ci sono altre mille cose che vorrei fare, ma ho paura che poi non riuscirei a realizzarle tutte. Quindi ho messo solo quelle di vitale importanza.
Il 2012, scherzi a parte, è stato un anno che mi ha dato molto. Molto probabilmente il prossimo anno sarà uno dei più importante della mia vita, quindi spero passi serenamente.
Auguro a tutti voi che mi seguite uno splendido anno nuovo.
Siate felici e sopratutto cercate di rendere felici anche coloro che vi circondano.
(Fate i bravi!)

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Le emozionanti vacanze invernali di Bernie Kirishiki parte1

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(Notare il mio carnato tanto da cadavere albino pallido che se non abbasso la luminosità manualmente non più ho i lineamenti.)

Ho sempre detto che la mia vita è un emozione continua, appunto se ci penso mi viene sempre un po’ da piangere. 
Così anche le mie vacanze invernali sono state abbastanza emozionanti.
Le vacanze invernali a casa Kirishiki iniziano sempre un po’ prima delle “vacanze vacanze”.
L’albero di natale, come da tradizione, l’abbiamo fatto l’8 dicembre e l’ho addobbato con biscotti alla cannella preparati (con le mie manine) la mattina stessa, appesi con un nastrino.

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L’albero di natale era bellissimo, profumava di cannella in un modo favoloso, anche se poi le gatte hanno mangiato tutti i biscotti sul fondo, tanto che Viola mangiandone una si è quasi strozzata con il nastrino e ha vomitato il tutto sul tappeto.
Lo so perché mia madre ha fatto tipo CSI, ha isolato la zona e analizzato gli scarti organici sul tappeto. Dopo che le analisi dicevano che si trattava di biscotto misto a nastrino, peli e croccantini, il quadro del delitto è stato subito evidente.
Ma questi piccoli inconvenienti non ci hanno impedito di vivere a pieno lo spirito natalizio!
In queste vacanze ho mangiato come se non ci fosse stato un domani, alla fine però il domani c’era, appunto il mondo non è finito.
Ho anche dormito parecchio, riconciliandomi finalmente con il mio letto. Negli ultimi tempi lo avevo trascurato. Adesso lui mi ama e io amo lui. E’ una relazione perfetta, appagante, felice come poche. Fra di noi c’è una complicità unica.
Purtroppo c’è da dire che non si sono dimostrate produttive come speravo, o meglio come sperava mia madre (ovviamente sotto il punto di vista accademico, perché le cazzate mi riescono sempre benissimo).
Sinceramente il proposito c’era, anzi, se devo essere sincera il problema è stato proprio il troppo zelo: è bastato alzarmi all’ora di pranzo il 22 dicembre per capire che avrei consacrato il periodo delle vacanze natalizie allo svolgimento dei miei doveri scolastici ovvero guardare Doctor Who (che devo farci la tesina su Doctor Who, dopotutto ho la maturità quest’anno).
Sebbene David Tennant abbia reso lo studio delle vacanze invernali godibile e che per la prima volta in vita mia ho studiato di mia spontanea volontà, tanto che ho rifiutato anche le proposte dei miei amici di uscire perché dovevo appunto concentrarmi (“Chiara sei libera stasera?” “No, per carità! Devo studiare, io” “Ah scusa”), il libro di letteratura latina mi fissa minaccioso dall’angolo della scrivania. Vuole me. Lo sento.
Lo so, lo so che potrei mettermi a studiare adesso, ma procrastinare fa parte del “piano”.
(Non esiste nessun piano.)
Un’altra cosa che sto facendo è guidare con l’ausilio di mia madre che ad ogni STOP sbarra gli occhi e pianta le unghie nel sedile. Quando guido io, sembra vivere ogni incrocio come se fosse l’ultimo ed è un po’ demotivante, voglio dire, per tranquillizzarla vado a 2 km orari e mi fermo quasi 20 metri prima ma lei continua a tremare e pregare come se la morte incombesse su di noi. Anche mio padre è abbastanza scortese, visto che continua a dire: “Se il 21 dicembre non è finito il mondo è perché Chiara ha preso il treno!”
Infatti come ho detto prima e come sapete bene, alla fine il mondo non è finito.
Paradossalmente ho dovuto passare il mio 20 dicembre con il terrore dell’apocalisse, per colpa della madre catastrofista e della vicina che è mesi che progetta piani di sopravvivenza, costretta a ripassare latino. Ironia della sorte: Orazio e il suo Carpe Diem.
Quando sono andata a letto, i miei erano a vedere Mistero, quindi sentivo la televisione, fosse mai che i vecchiacci chiudessero le porte o abbassassero il volume…
Dicevano cose assurde tipo “Il mondo potrebbe finire?” seguite da cose tipo “Non finirà perché i Maya non hanno detto questo” e ancora dopo “Ma ne siamo veramente sicuri?”
Alla quinta astrusa congettura dello speaker ho realizzato di essere una iena assetata di sangue e persino i miei, che assistono assiduamente a trasmissioni di questo livello culturale con un silenzio religioso, si sono lasciati scappare un “Ma maremma maiala, decidetevi”.
La mattina del 21, con conseguenti lacrime di mia madre, nemmeno mi avessero condannata a morte, ho preso il treno da sola per la prima volta (segno che sono finalmente uscita dall’infanzia per entrare nella critica e delicata fase della pubertà) sono partita per andare a trovare Fuffi, nella ridente città di Siena.
Il viaggio in treno è stato tranquillo e divertente. Ho fatto il cambio nella ridente cittadina di Empoli, dove ho bevuto alla stazione il caffè più schifoso del mondo, tanto che mi veniva da complimentarmi con il barista e stringergli calorosamente la mano per quanto fosse tremendo. Da Empoli, dopo circa mezz’ora ho ripreso il treno per la ridente città di Siena, dove ho conosciuto un simpatico signore che assomigliava troppo a Vitangelo Moscarda,  Uno, nessuno e centomila. In pratica quest’uomo, sceso prima di me alla ridente stazione di Poggibonsi, si metteva a parlare con tutti. Fin qui direte che è una cosa normale, che la gente parla, che il processo comunicativo, l’interazione tra due o più soggetti diversi e una caratteristica assolutamente normale dell’essere umano.
Ma quest’uomo straordinario, sceso a Poggibonsi, aveva un dono.
La sua empatia gli faceva acquisire i tratti non solo dell’interlocutore, ma anche dell’argomento della discussione.
So che è poco carino non farsi gli affari propri in treno, ma era qualcosa di troppo bello per non ascoltare.
Vitangelo: “Sono nato a Padova e tu di dove sei?”
Passeggero: “Io song napulitan!” (Io sono napoletano)
Vitangelo: “ca’ coincidenzaaaa! Pure io! a’ sorèll e’ mammà è sposàt cu nu’ pizzaiòl napoletanò!” (Che coincidenza! Anche io! La sorella di mia madre è sposata con un pizzaiolo napoletano)
Oltre ai luoghi comuni e alla cadenza perfetta, il nostro amico di Poggibonsi (originario di Padova però) aveva integrato in pieno lo spirito partenopeo grazie al matrimonio della zia da parte di madre.
E non solo.
Vitangelo: “E tu ra aro’ vienì?” (E tu da dove vieni?)
Passeggera: “Sicula sono” (Sono siciliana)
Vitangelo: “Miii pure mio patre! Iddu ha origgini di Trapani! Beddu misu!” (Wow pure mio padre! Egli è di Trapani! Bel posto!)
E ancora.
Passeggera: “Ho una fame…”
Vitangelo: “Io ho un panino e basta, ma mi deve bastare per tutto il giorno”
Passeggera: “No, guardi non si preoccupi, ho preparato il pranzo da casa, appena è ora mangio!”
Vitangelo: “Cos’ha preparato di bello?”
Passeggera: “Frittata con radicchio trevigiano!”
Vitangelo: “Radicchio trevigiano? Magnotéso! Mi vivar a Treviso ETCETC”
Ovviamente quando si è rivolto a me, io ero troppo contenta.
Vitangelo: “E tu di dove sei? Toscana?”
Io: “Si”
Ricordo che il terrore mi pervase improvvisamente, perché i Toscani tra non-Toscani, vengono individuati subito e sottoposti brutalmente alla tortura del “Mi dici – la vuoi la cocacola con la cannuccia corta corta?- ” E tu anche se magari sei aretino e manco ce l’hai la c aspirata, per loro sei comunque toscano e quindi sei costretto a digli “oha ola hon la hannuccia horta horta” PERCHE’ E’ QUESTO QUELLO CHE VOGLIONO SENTIRE (e prima sono soddisfatti, prima puoi scappare lontano)
Ma l’uomo di Poggibonsi, umano come pochi esclama:
Vitangelo: “Maremma maiala! L’è una buona novella! ‘Un ce la fo’ a ‘un dirtelo, visto che vengo da fori… Codesto posto è la hosa più divina del mondo!” (Oibò! Che bella notizia! Non ce la faccio a non dirtelo, visto che vengo da fuori… questo posto è la cosa più divina del mondo!)
E da toscana mi sono sentita troppo orgogliosa.
“Vitangelo” da Padova, napoletano, siciliano, trevigiano e adesso anche orgogliosamente toscano: non ti dimenticherò mai. 
Il mondo non è finito, sono scesa dal treno incolume a differenza delle profezie Maya (e delle profezie di mia madre) , ho mangiato un’ottima pasta al salmone trasudante di colesterolo (ma era deliziosa) e sono diventata madre di uno splendido Alpaca bianco di nome Fuffi J. (J sta per Junior). Sebbene il padre (Fuffi), disconosca il figlio (Fuffi J.) sono sicura che saremo una splendida famiglia. 
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Quando sono tornata, la sera, mia madre mi è corsa incontro abbracciandomi e piangendo.
E io: “Visto mamma? Il mondo non è distrutto! La gente vive ancora. Io sono viva!”
Mamma: “Il 21 dicembre non è ancora finito!”
Madri catastrofiste.
Al tanto atteso giorno dell’apocalisse è arrivato il Natale, o meglio la vigilia.
Noi i regali li scartiamo tutti la vigilia, c’è troppo sbatti ad aspettare anche solo 24 ore dopo 364 giorni di attesa.
Anche quest’anno ho ricevuto tanti regali e sono molto felice. Il regalo più bello è stato l’Alpaca, però anche gli altri sono stati meravigliosi. Nota di merito all’anello biscotto che mi ha regalato la mia dolce consorte Giacchan, al regalo utile di Riccardo e Francesco, e alla scorta a vita di praline da parte dei miei zii.
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Io amo i cioccolatini! Poco importa se tornerò culona: “Noli equi dentes inspicere donati”, a caval donato…
La cena della vigilia è stata tranquilla, al contrario del pranzo natalizio.
La mattina di natale, ha iniziato a girare tutto nella maniera sbagliata. Mi sono vestita da barbona-chic, mi sono messa gli occhiali e sono andata a messa con i miei.
Nel bel mezzo della celebrazione ho sentito un CRACK e anche se non riuscivo a vedere cosa fosse effettivamente accaduto non ci è voluto molto perché me ne accorgessi e perché sopratutto capissi il motivo per cui non riuscivo a vedere: semplicemente non vedevo, mi si erano troncati gli occhiali sul naso.
Io non so perché, non so come mai, non so se la fisica o anche la religione possa spiegare eventi del genere. Che la montatura fosse posseduta dal demonio? Forse nessuno lo saprà mai, forse è meglio che nessuno lo sappia.
Ora i lettori devono sapere che io non vedo assolutamente nulla senza occhiali.
Porto lenti spesse come fondi di bottiglia da quando ero all’asilo, sono un mio segno distintivo, una mia sicurezza, l’unica mia certezza in questo mondo così privo di valori.
I miei occhiali sono come la graffetta per MacGyver: io non sono niente senza di loro.
Insomma ero cieca come una talpa, in una chiesa gremita di persone, durante la messa di Natale.
Finché dovevo sedermi e alzarmi il dramma è stato contenuto, perché barcollavo, ma al massimo la gente pensava fossi ubriaca. Ma quando mi sono dovuta alzare per ricevere l’eucarestia: aiuto.
Mi muovevo seguendo una grande macchia beige, che suppongo fosse un uomo vestito di beige. La mia fortuna è che l’uomo era grasso, quindi vedevo bene la macchia beige tra tutte le altre mille macchie colorate.
Poi le macchie mi fermavano “Chiaraaa! Quanto tempo!” e io sorridevo, guardavo in un punto (probabilmente sembravo strabica) e non capivo chi mi tratteneva e mi parlava, non riuscivo a distinguere le voci per il chiasso e mi sembrava tipo un trip dell’orrore, tipo quelli che hanno i drogati.
Mi scuso con chiunque mi abbia salutato e abbia pensato fossi stata realmente sotto l’effetto di acidi, ve lo giuro, ho mangiato il pandoro bauli a colazione, sono pulita.
Sfortunatamente non sono potuta tornare a casa e mettermi le lenti a contatto. Abbiamo pranzato a casa di parenti e anche lì dramma, perché non vedevo nulla e mi sentivo veramente confusa. I miei parenti da quest’anno, visto, come ho già detto, che sono uscita dalla fase dell’infanzia e sono subentrata nella complessa fase della pubertà hanno iniziato con le barzellette sporche. Quindi io ho preso a bere come Lindsay Lohan e il trip si è fatto una cosa assurda e le macchie sono diventate una vera esperienza extrasensoriale.
Ovviamente ho fatto una cattiva impressione, mi sono sorbita una ramanzina e un quadro dettagliato del mio futuro da alcolista agli alcolisti anonimi (“Ciao mi chiamo Chiara.” “Ciao Chiaraaa”)  dove morirò a causa del fegato distrutto per l’abuso d’alcool sotto atroci sofferenze, mi è toccato comprare gli occhiali nuovi e sto malissimo con questa montatura, ma dettagli perché sono stanca e oggi è il 31 dicembre.
E la parte1, finisce qui.

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