Le emozionanti vacanze invernali di Bernie Kirishiki parte1

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(Notare il mio carnato tanto da cadavere albino pallido che se non abbasso la luminosità manualmente non più ho i lineamenti.)

Ho sempre detto che la mia vita è un emozione continua, appunto se ci penso mi viene sempre un po’ da piangere. 
Così anche le mie vacanze invernali sono state abbastanza emozionanti.
Le vacanze invernali a casa Kirishiki iniziano sempre un po’ prima delle “vacanze vacanze”.
L’albero di natale, come da tradizione, l’abbiamo fatto l’8 dicembre e l’ho addobbato con biscotti alla cannella preparati (con le mie manine) la mattina stessa, appesi con un nastrino.

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L’albero di natale era bellissimo, profumava di cannella in un modo favoloso, anche se poi le gatte hanno mangiato tutti i biscotti sul fondo, tanto che Viola mangiandone una si è quasi strozzata con il nastrino e ha vomitato il tutto sul tappeto.
Lo so perché mia madre ha fatto tipo CSI, ha isolato la zona e analizzato gli scarti organici sul tappeto. Dopo che le analisi dicevano che si trattava di biscotto misto a nastrino, peli e croccantini, il quadro del delitto è stato subito evidente.
Ma questi piccoli inconvenienti non ci hanno impedito di vivere a pieno lo spirito natalizio!
In queste vacanze ho mangiato come se non ci fosse stato un domani, alla fine però il domani c’era, appunto il mondo non è finito.
Ho anche dormito parecchio, riconciliandomi finalmente con il mio letto. Negli ultimi tempi lo avevo trascurato. Adesso lui mi ama e io amo lui. E’ una relazione perfetta, appagante, felice come poche. Fra di noi c’è una complicità unica.
Purtroppo c’è da dire che non si sono dimostrate produttive come speravo, o meglio come sperava mia madre (ovviamente sotto il punto di vista accademico, perché le cazzate mi riescono sempre benissimo).
Sinceramente il proposito c’era, anzi, se devo essere sincera il problema è stato proprio il troppo zelo: è bastato alzarmi all’ora di pranzo il 22 dicembre per capire che avrei consacrato il periodo delle vacanze natalizie allo svolgimento dei miei doveri scolastici ovvero guardare Doctor Who (che devo farci la tesina su Doctor Who, dopotutto ho la maturità quest’anno).
Sebbene David Tennant abbia reso lo studio delle vacanze invernali godibile e che per la prima volta in vita mia ho studiato di mia spontanea volontà, tanto che ho rifiutato anche le proposte dei miei amici di uscire perché dovevo appunto concentrarmi (“Chiara sei libera stasera?” “No, per carità! Devo studiare, io” “Ah scusa”), il libro di letteratura latina mi fissa minaccioso dall’angolo della scrivania. Vuole me. Lo sento.
Lo so, lo so che potrei mettermi a studiare adesso, ma procrastinare fa parte del “piano”.
(Non esiste nessun piano.)
Un’altra cosa che sto facendo è guidare con l’ausilio di mia madre che ad ogni STOP sbarra gli occhi e pianta le unghie nel sedile. Quando guido io, sembra vivere ogni incrocio come se fosse l’ultimo ed è un po’ demotivante, voglio dire, per tranquillizzarla vado a 2 km orari e mi fermo quasi 20 metri prima ma lei continua a tremare e pregare come se la morte incombesse su di noi. Anche mio padre è abbastanza scortese, visto che continua a dire: “Se il 21 dicembre non è finito il mondo è perché Chiara ha preso il treno!”
Infatti come ho detto prima e come sapete bene, alla fine il mondo non è finito.
Paradossalmente ho dovuto passare il mio 20 dicembre con il terrore dell’apocalisse, per colpa della madre catastrofista e della vicina che è mesi che progetta piani di sopravvivenza, costretta a ripassare latino. Ironia della sorte: Orazio e il suo Carpe Diem.
Quando sono andata a letto, i miei erano a vedere Mistero, quindi sentivo la televisione, fosse mai che i vecchiacci chiudessero le porte o abbassassero il volume…
Dicevano cose assurde tipo “Il mondo potrebbe finire?” seguite da cose tipo “Non finirà perché i Maya non hanno detto questo” e ancora dopo “Ma ne siamo veramente sicuri?”
Alla quinta astrusa congettura dello speaker ho realizzato di essere una iena assetata di sangue e persino i miei, che assistono assiduamente a trasmissioni di questo livello culturale con un silenzio religioso, si sono lasciati scappare un “Ma maremma maiala, decidetevi”.
La mattina del 21, con conseguenti lacrime di mia madre, nemmeno mi avessero condannata a morte, ho preso il treno da sola per la prima volta (segno che sono finalmente uscita dall’infanzia per entrare nella critica e delicata fase della pubertà) sono partita per andare a trovare Fuffi, nella ridente città di Siena.
Il viaggio in treno è stato tranquillo e divertente. Ho fatto il cambio nella ridente cittadina di Empoli, dove ho bevuto alla stazione il caffè più schifoso del mondo, tanto che mi veniva da complimentarmi con il barista e stringergli calorosamente la mano per quanto fosse tremendo. Da Empoli, dopo circa mezz’ora ho ripreso il treno per la ridente città di Siena, dove ho conosciuto un simpatico signore che assomigliava troppo a Vitangelo Moscarda,  Uno, nessuno e centomila. In pratica quest’uomo, sceso prima di me alla ridente stazione di Poggibonsi, si metteva a parlare con tutti. Fin qui direte che è una cosa normale, che la gente parla, che il processo comunicativo, l’interazione tra due o più soggetti diversi e una caratteristica assolutamente normale dell’essere umano.
Ma quest’uomo straordinario, sceso a Poggibonsi, aveva un dono.
La sua empatia gli faceva acquisire i tratti non solo dell’interlocutore, ma anche dell’argomento della discussione.
So che è poco carino non farsi gli affari propri in treno, ma era qualcosa di troppo bello per non ascoltare.
Vitangelo: “Sono nato a Padova e tu di dove sei?”
Passeggero: “Io song napulitan!” (Io sono napoletano)
Vitangelo: “ca’ coincidenzaaaa! Pure io! a’ sorèll e’ mammà è sposàt cu nu’ pizzaiòl napoletanò!” (Che coincidenza! Anche io! La sorella di mia madre è sposata con un pizzaiolo napoletano)
Oltre ai luoghi comuni e alla cadenza perfetta, il nostro amico di Poggibonsi (originario di Padova però) aveva integrato in pieno lo spirito partenopeo grazie al matrimonio della zia da parte di madre.
E non solo.
Vitangelo: “E tu ra aro’ vienì?” (E tu da dove vieni?)
Passeggera: “Sicula sono” (Sono siciliana)
Vitangelo: “Miii pure mio patre! Iddu ha origgini di Trapani! Beddu misu!” (Wow pure mio padre! Egli è di Trapani! Bel posto!)
E ancora.
Passeggera: “Ho una fame…”
Vitangelo: “Io ho un panino e basta, ma mi deve bastare per tutto il giorno”
Passeggera: “No, guardi non si preoccupi, ho preparato il pranzo da casa, appena è ora mangio!”
Vitangelo: “Cos’ha preparato di bello?”
Passeggera: “Frittata con radicchio trevigiano!”
Vitangelo: “Radicchio trevigiano? Magnotéso! Mi vivar a Treviso ETCETC”
Ovviamente quando si è rivolto a me, io ero troppo contenta.
Vitangelo: “E tu di dove sei? Toscana?”
Io: “Si”
Ricordo che il terrore mi pervase improvvisamente, perché i Toscani tra non-Toscani, vengono individuati subito e sottoposti brutalmente alla tortura del “Mi dici – la vuoi la cocacola con la cannuccia corta corta?- ” E tu anche se magari sei aretino e manco ce l’hai la c aspirata, per loro sei comunque toscano e quindi sei costretto a digli “oha ola hon la hannuccia horta horta” PERCHE’ E’ QUESTO QUELLO CHE VOGLIONO SENTIRE (e prima sono soddisfatti, prima puoi scappare lontano)
Ma l’uomo di Poggibonsi, umano come pochi esclama:
Vitangelo: “Maremma maiala! L’è una buona novella! ‘Un ce la fo’ a ‘un dirtelo, visto che vengo da fori… Codesto posto è la hosa più divina del mondo!” (Oibò! Che bella notizia! Non ce la faccio a non dirtelo, visto che vengo da fuori… questo posto è la cosa più divina del mondo!)
E da toscana mi sono sentita troppo orgogliosa.
“Vitangelo” da Padova, napoletano, siciliano, trevigiano e adesso anche orgogliosamente toscano: non ti dimenticherò mai. 
Il mondo non è finito, sono scesa dal treno incolume a differenza delle profezie Maya (e delle profezie di mia madre) , ho mangiato un’ottima pasta al salmone trasudante di colesterolo (ma era deliziosa) e sono diventata madre di uno splendido Alpaca bianco di nome Fuffi J. (J sta per Junior). Sebbene il padre (Fuffi), disconosca il figlio (Fuffi J.) sono sicura che saremo una splendida famiglia. 
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Quando sono tornata, la sera, mia madre mi è corsa incontro abbracciandomi e piangendo.
E io: “Visto mamma? Il mondo non è distrutto! La gente vive ancora. Io sono viva!”
Mamma: “Il 21 dicembre non è ancora finito!”
Madri catastrofiste.
Al tanto atteso giorno dell’apocalisse è arrivato il Natale, o meglio la vigilia.
Noi i regali li scartiamo tutti la vigilia, c’è troppo sbatti ad aspettare anche solo 24 ore dopo 364 giorni di attesa.
Anche quest’anno ho ricevuto tanti regali e sono molto felice. Il regalo più bello è stato l’Alpaca, però anche gli altri sono stati meravigliosi. Nota di merito all’anello biscotto che mi ha regalato la mia dolce consorte Giacchan, al regalo utile di Riccardo e Francesco, e alla scorta a vita di praline da parte dei miei zii.
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Io amo i cioccolatini! Poco importa se tornerò culona: “Noli equi dentes inspicere donati”, a caval donato…
La cena della vigilia è stata tranquilla, al contrario del pranzo natalizio.
La mattina di natale, ha iniziato a girare tutto nella maniera sbagliata. Mi sono vestita da barbona-chic, mi sono messa gli occhiali e sono andata a messa con i miei.
Nel bel mezzo della celebrazione ho sentito un CRACK e anche se non riuscivo a vedere cosa fosse effettivamente accaduto non ci è voluto molto perché me ne accorgessi e perché sopratutto capissi il motivo per cui non riuscivo a vedere: semplicemente non vedevo, mi si erano troncati gli occhiali sul naso.
Io non so perché, non so come mai, non so se la fisica o anche la religione possa spiegare eventi del genere. Che la montatura fosse posseduta dal demonio? Forse nessuno lo saprà mai, forse è meglio che nessuno lo sappia.
Ora i lettori devono sapere che io non vedo assolutamente nulla senza occhiali.
Porto lenti spesse come fondi di bottiglia da quando ero all’asilo, sono un mio segno distintivo, una mia sicurezza, l’unica mia certezza in questo mondo così privo di valori.
I miei occhiali sono come la graffetta per MacGyver: io non sono niente senza di loro.
Insomma ero cieca come una talpa, in una chiesa gremita di persone, durante la messa di Natale.
Finché dovevo sedermi e alzarmi il dramma è stato contenuto, perché barcollavo, ma al massimo la gente pensava fossi ubriaca. Ma quando mi sono dovuta alzare per ricevere l’eucarestia: aiuto.
Mi muovevo seguendo una grande macchia beige, che suppongo fosse un uomo vestito di beige. La mia fortuna è che l’uomo era grasso, quindi vedevo bene la macchia beige tra tutte le altre mille macchie colorate.
Poi le macchie mi fermavano “Chiaraaa! Quanto tempo!” e io sorridevo, guardavo in un punto (probabilmente sembravo strabica) e non capivo chi mi tratteneva e mi parlava, non riuscivo a distinguere le voci per il chiasso e mi sembrava tipo un trip dell’orrore, tipo quelli che hanno i drogati.
Mi scuso con chiunque mi abbia salutato e abbia pensato fossi stata realmente sotto l’effetto di acidi, ve lo giuro, ho mangiato il pandoro bauli a colazione, sono pulita.
Sfortunatamente non sono potuta tornare a casa e mettermi le lenti a contatto. Abbiamo pranzato a casa di parenti e anche lì dramma, perché non vedevo nulla e mi sentivo veramente confusa. I miei parenti da quest’anno, visto, come ho già detto, che sono uscita dalla fase dell’infanzia e sono subentrata nella complessa fase della pubertà hanno iniziato con le barzellette sporche. Quindi io ho preso a bere come Lindsay Lohan e il trip si è fatto una cosa assurda e le macchie sono diventate una vera esperienza extrasensoriale.
Ovviamente ho fatto una cattiva impressione, mi sono sorbita una ramanzina e un quadro dettagliato del mio futuro da alcolista agli alcolisti anonimi (“Ciao mi chiamo Chiara.” “Ciao Chiaraaa”)  dove morirò a causa del fegato distrutto per l’abuso d’alcool sotto atroci sofferenze, mi è toccato comprare gli occhiali nuovi e sto malissimo con questa montatura, ma dettagli perché sono stanca e oggi è il 31 dicembre.
E la parte1, finisce qui.

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3 risposte a Le emozionanti vacanze invernali di Bernie Kirishiki parte1

  1. Lilith ha detto:

    Siccome sono una talpa, capisco benissimo il tuo disagio in chiesa a Natale XDD Ma stai benissimo anche con la montatura nuova!
    E ti prego, dimmi come si chiamano le lenti che hai in questa foto T_T

  2. Tesla ha detto:

    Possibile? Anch’io farò la tesi su DW!

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